C'è una scena in particolare (una delle tante) che ho amato e amo tuttora del "Ventino fatale" di Barks (che insieme alla "Stella del Polo" è forse la mia storia Disney preferita di sempre).
E' quella in cui Paperino chiede a Zio Paperone 50 dollari per i bambini poveri: metà per il pranzo di Natale, metà per il trenino. Paperone, diversamente da ciò che ci si potrebbe aspettare, non rifiuta, non del tutto almeno: darà a Paperino 25 $ per il pranzo. Ma solo quando costui avrà raccolto gli altri 25 per il trenino.
In questo dialogo c'è tutta la profondità e l'umanità del personaggio di Paperone. Non intende dimostrarsi generoso, sia mai che costituisca un precedente. D'altronde non è un mostro, non è un taccagno "bidimensionale", ha dei conflitti interni come tutte le persone vere, e accetta di regalare il pranzo di Natale ai poveri.
Ma il trenino no: è una cosa frivola che proprio non può regalare. Perciò - e qui è il vero colpo di genio, da grande maestro della narrazione, di Barks - fa in modo che sia Paperino stesso a ottenere i soldi per il trenino. In questo modo gli insegna a lottare per ottenere ciò che vuole. Che nella vita niente viene regalato, e che più un obiettivo è importante, più è difficile da raggiungere. Che se davvero vuole avere quel trenino, deve battersi. Che non si deve arrendere.
Paperone non solo si dimostra umano e generoso promettendo i soldi per il pranzo, ma fornisce anche un importante insegnamento a suo nipote. Alla faccia di chi vorrebbe Paperone un personaggio taccagno e meschino.
Mi viene ancora oggi la pelle d'oca soltanto a pensarci. Ringrazierò sempre Barks di aver insegnato a me e a tanti altri sceneggiatori qual è la via da percorrere, esattamente come Paperone fa con Paperino.

Nelle scene successive vediamo Paperino farsi aiutare dai parenti (con qualche sacrificio, va detto), chiedere soldi ai passanti, estorcere denaro allo zio con l'inganno, mendicare nel parco e affidarsi alla fortuna di Gastone. E del presunto insegnamento di Paperon de' Paperoni non rimane niente. Riflessioni come la tua sono il motivo per cui leggo le storie di Carl Barks non dando retta a nessun altro lettore.
RispondiEliminaFai pure come ti pare.
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