Ormai non è più un segreto, sto sceneggiando insieme a Davide Caci una serie legal thriller per la Star Comics. Ne riparleremo ampiamente. Se volete cominciare a informarvi cliccate QUI, poi arriveranno altre news.
Intanto, mi sorge una riflessione relativa alla "political correctness". In questa serie abbiamo deciso di dipingere alcuni dei protagonisti come personaggi moralmente non del tutto limpidi. Il capo dello studio legale è abituata ad aggirare la legge per raggiungere i suoi obiettivi, un altro personaggio è anche vagamente razzista, finendo per discutere con un altro personaggio indiano.
Ora, in altri ambiti non avrei mai potuto scrivere certi dialoghi palesemente razzisti. Va da sé che non rispecchiano minimamente quello che penso IO, ma io sono l'autore, non sono il personaggio, e se ho deciso di dipingere uno scenario, magari anche piuttosto realistico, devo poter mettere in bocca parole razziste a un personaggio.
Se io scrivessi di un personaggio pedofilo o nazista - come già ho detto - non significa che anch'io lo sia, ma solo che per dipingere il suo carattere ho bisogno di renderlo realistico mettendogli in bocca parole moralmente riprovevoli.
Per questo il "politically correct" è un vero danno per tutti, sia da un punto di vista dell'intrattenimento che da quello "educativo". Sono d'accordissimo anch'io che bisogna evitare assolutamente di discriminare chicchessia. Odio il razzismo e qualsiasi tipo di discriminazione.
Ma non è evitando il discorso che si risolve la questione. Fingere che certi problemi non esistano, è la forma più subdola di razzismo. A questo proposito consiglio la visione del bellissimo "American History X".
Il modo migliore invece secondo me è esplorare il problema, capirne le motivazioni, le conseguenze, le possibili soluzioni. Dare una soluzione al razzismo non è certo un obiettivo del nostro "Law" (il tema della serie è tutt'altro), né quello di essere educativi. Però se abbiamo messo un personaggio razzista, c'è anche lo straniero che si piglia gli insulti. Se c'è la donna senza scrupoli, c'è anche la ragazza onesta e ingenua.
Se si ha davvero interesse in certi problemi bisogna vedere entrambe le facce della medaglia, bisogna capire perché una persona moralmente "scorretta" si comporta così, bisogna capire come si sente chi subisce i comportamenti scorretti. E poi ognuno tirerà le somme e deciderà da sé come preferisce porsi verso la questione. Non è evitando la questione ma è ponendo questioni che si può progredire. Il politically correct purtroppo non ha altri risultati se non ammazzare una storia e renderla totalmente inutile.
Questo per quanto riguarda una storia, un personaggio. Quelli invece che nella realtà vanno in giro a muggire a proposito di beduini con l'asciugamano in testa o di finocchi, sono deficienti e basta.
lunedì 17 ottobre 2011
Politically incorrect
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3 commenti:
bel post!!! d'accordissimo con te!!!!!
stiloso il discorso che hai fatto!e comunque dev'essere difficile creare un personaggio(mentre si scrive una sceneggiatura) con cui non ci si identifica e farlo parlare..(ovviamente mi riferisco ad un personaggio umano che ipoteticamente potrebbe esistere come nel tuo caso..)...immagino che è come dare la possibilità di far scrivere una parte oscura...(al di la dei temi poi affrontati..)
Ciao Simone!
Sì, non è facile ma è interessante e a volte anche divertente.
E' proprio come dici tu, alle volte si tratta di tirare fuori il tuo lato oscuro. Mi hai fatto venir voglia di scrivere un nuovo post su questo argomento!
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