venerdì 24 maggio 2013

LSB e Topolino 3000

Andrea Bramini de Lo Spazio Bianco mi ha chiesto qualche riga di commento sull'importante ricorrenza di Topolino libretto.

Ecco il testo che gli ho mandato:


È inutile che spieghi l’importanza di Topolino per la cultura italiana. Studiosi ben più qualificati di me lo fanno e lo faranno. Vi posso però dire che cosa significa per il sottoscritto.

Quando negli anni ’80 ero un bambino, Topolino per me non era solo uno svago.

Su quelle pagine ho visto Paperino venire assunto come manager da Rockerduck, per poi scoprire che non serve a nulla il successo se non hai nessuno con cui condividerlo. Ho visto l’eroismo dell’uom… papero qualunque che va su un altro pianeta con un fucile e uno stereo per salvare il suo amore impossibile, Reginella. Ho visto Quo prendersi per la prima volta la gingillonite. All’epoca, le storie non erano accreditate, e solo col tempo ebbi modo di conoscere i nomi degli autori.

Poi, negli ultimi dieci anni, tra le altre cose ho visto Paperina riconquistare Paperino dopo averlo perso. Paperone fuggire su un’isola dove non esiste il Natale. Paperino contendersi Paperina col proprio alter ego, Paperinik. Questa volta le storie erano accreditate. E nei casi citati, il nome stampato in calce era il mio.

Credo che Topolino non sia solo uno svago. Credo che mi abbia formato emotivamente. E che continui a farlo tuttora.

mercoledì 22 maggio 2013

TOPOLINO 3000


In edicola trovate il numero 3000 di Topolino libretto. Un traguardo incredibile, per un successo che è iniziato nel 1949.

Sull'albo, tra i tanti messaggi di auguri da parte di vip, autori e redattori, trovate anche il mio messaggio.

Eccolo qui:

Topolino mi ha cresciuto: come bambino, come lettore, come autore. Spero un giorno si possa dire che anch'io ho aiutato Topolino a crescere.

venerdì 17 maggio 2013

Estou indo embora


Vado all'estero per qualche giorno. Lo so che vi mancherò tantissimo.

Comunque sia, sarò poco reperibile per diversi giorni.

Ci si sente dopo martedì.

giovedì 2 maggio 2013

Storie ribelli

Oggi ho voglia di fare il presuntuoso e dirvi quale secondo me dev'essere lo scopo di una storia.

Sappiamo bene che senza un conflitto non può esistere neanche una storia. Ecco perché una storia non può essere rassicurante in senso assoluto, non come premessa almeno.

Per quanto possa essere anche commerciale, e quindi magari avere un lieto fine oppure avere dei connotati "politically correct", lo scopo di una storia è a suo modo destabilizzare. Creare un conflitto, una crisi. Far pensare il lettore. Magari lui non lo sa che sta pensando, se lo sapesse smetterebbe subito di leggere. Ma tu fallo, mettigli il peperoncino nel panino senza che lui se ne accorga.

Se la tua storia non crea per primo in te - narratore - una crisi, se non ti fa riflettere su un tema, magari facendoti giungere a conclusioni cui non avevi mai pensato prima, allora non sarà una storia abbastanza interessante per il tuo lettore.

Fai il piccolo chimico, ribalta le regole del mondo come lo conosci, e prova a vedere che cosa succede. Hai una boccia con dentro una casetta, prova a ribaltarla e vedere se scende la neve.

Non seguire un terreno troppo battuto, non rassicurarti da solo. Butta dentro un elemento inaspettato, e mettiti in crisi da solo. Fai in modo di arrivare al punto in cui devi dire: "E adesso che cavolo mi invento?".

Senza quel brivido, senza l'adrenalina del territorio sconosciuto da esplorare (inventare), questo lavoro non è nemmeno divertente.

Gettati a capofitto nella tua fantasia, senza timori.

Tanto se sbatti il grugno contro un ostacolo ti rialzi e ci riprovi.
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