lunedì 22 aprile 2013

Storytelling Tools

A maggio a Milano verrà tenuto presso Creative Workshops in Milan un corso intitolato "Storytelling Tools. I Principi Generali della Narrazione" a cura dell'amico e collega Riccardo Secchi.

Ecco due righe sull'insegnante:
Riccardo Secchi storico sceneggiatore milanese. Ha scritto sceneggiature per fumetti, cinema e televisione. Ha insegnato sceneggiatura alla Scuola di Fumetto di Milano e all'Accademia Disney. Tra i suoi clienti principali Sergio Bonelli editore, Walt Disney, RAI.

 Ed ecco una breve descrizione del corso:


La conoscenza dei meccanismi dello storytelling appare oggi sempre più importante per potere operare in modo consapevole e mirato nel campo della comunicazione.

La narrazione è un bisogno innato dell’essere umano, che sin dai primordi l’ha espresso attraverso immagini, parole, suoni. Nel tempo si sono affinati sempre più sistemi di narrazione che hanno definito le regole dello storytelling, valide per qualsiasi tipo di medium e applicazione, dall’intrattenimento all’arte, dalla pubblicità al marketing.

Il corso di storytelling parte dall’analisi strutturale di una fiaba, per poi occuparsi soprattutto di media visivi come cinema, serie tv, fumetto, identificandone gli elementi distintivi e quelli comuni.

E’ prevista una parte pratica, in cui a ogni partecipante sarà richiesta la scrittura di un soggetto e di alcune pagine di sceneggiatura.


Per avere informazioni complete: 

domenica 21 aprile 2013

La narrazione continua

E come volevasi dimostrare, i grandi narratori della politica hanno saputo sorprenderci un'altra volta.

Quello che sta succedendo riguardo all'elezione del Presidente della Repubblica conferma le mie impressioni sul sapiente uso narrativo nelle strategie politiche, di cui parlavo in questo post.

Dopo tanti conflitti sui nomi da candidare al Quirinale (Marini, Rodotà, Prodi), ecco qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato: il ritorno di Sarum... Napolitano.

Un colpo di scena veramente inaspettato, un vero e proprio cliffhanger sulle sorti della nostra nazione. Perfettamente in linea con la storia anche l'immagine di Bersani/Gandalf che piange, sconfitto, e del grande BerluscoSauron che sogghigna divertito.

Le schiere del male prendono sempre più piede, mentre Grillo Baggins si incammina verso Roma per togliere l'anello del potere dalle grinfie della Kasta.

Intervallo...

venerdì 19 aprile 2013

Narrazione nel reale

Tutto ciò che ci circonda è narrazione. Il giornalismo, la pubblicità, perfino le strategie politiche e le religioni.

Provate a rifletterci: le crisi, i conflitti, i colpi di scena, le vittorie e i fallimenti. Ogni abile politico ha una sua narrazione fatta anche di cadute e rinascite.

Ci sono persone pagate profumatamente (spin doctor, si chiamano) per trasformare in narrazione la vita dei personaggi importanti. Studiano per far presa sul pubblico, e questo attraverso anche gesti stupidi o semplici, come raccontare una barzelletta in pubblico, o scendere dall'auto per salutare un disabile, o fare un sit-in in Parlamento, o farsi fotografare con un cagnolino o con una bella ragazza. O mentre si raccoglie il grano insieme ai contadini.

Anche la crisi e la perdita di consenso di un politico o di un qualsiasi personaggio pubblico può essere una mossa narrativa: se si mantiene il profilo alto per troppo tempo, poi la gente si stanca. Molto più interessante un arco narrativo in cui il protagonista cade in disgrazia e poi risale la china.

Ogni giorno vengono usate notizie, storie di persone normali, per influire sulla vita di paesi interi o del mondo. Tutti i giornali ora fanno risaltare le notizie di suicidi per debiti per farci credere che per colpa dei politici siano aumentati i suicidi, quando è statisticamente falso. Quando c'era da approvare la legge Bossi-Fini venivano messe sempre in prima pagina le notizie di stupri da parte di romeni, come se ci fosse stata un'escalation, quando la verità era che: 1. non si trattava di romeni ma rom, che non è esattamente la stessa cosa, 2. gli stupri erano in calo, semplicemente prima i giornali non ne parlavano, 3. la maggioranza di stupri avvengono da parte di familiari o amici stretti, in ogni caso stragrande maggioranza italiani. Nessuna escalation né di suicidi ora né di stupri allora, semplicemente  l'uso strumentale e narrativo delle notizie per influenzare l'indignazione popolare. Sono le notizie piccole, le storie delle persone normali ad attecchire sull'opinione pubblica. Dopotutto certi politici attecchiscono di più sull'immaginario popolare grazie alle infedeltà coniugali, alle gaffe che qualunque anziano può fare dopo aver bevuto qualche bianchino di troppo. Un pontefice che si chiama Francesco e dice "buonasera" invece di altisonanti parole in latino somiglia allo zio più che a uno degli uomini più potenti della Terra, e la sua storia ci interesserà molto di più.

La narrativa dei singoli fatti e delle persone. Per convincere l'opinione pubblica americana a entrare in guerra durante la prima Guerra del Golfo, venne fatta girare la notizia falsa che gli iracheni avessero attaccato un orfanotrofio uccidendo centinaia di bambini.

I giornalisti americani sono più diretti e in un certo senso più onesti (tanto il lettore non capisce comunque), quando un'inchiesta giornalistica la chiamano "story": se non hai una notizia "narrativa", con un suo arco emotivo che faccia presa sul pubblico, per quanto interessante possa essere, il lettore si annoierà e non ti leggerà. Tutto è "storia", e se non lo è lo si fa diventare.

Per questo, mi fanno molto ridere le persone che faticano a capire l'utilità del mio mestiere, e ritengono che solo l'impiegato o l'operaio siano lavori veri. E non si accorgono che sono persone che fanno il mio mestiere a decidere che cosa devono comprare e chi devono votare.

mercoledì 17 aprile 2013

Regole di sceneggiatura

A volte i giovani sceneggiatori snobbano certe formule strutturali come se si trattasse di sterili regole imposte da qualche parruccone hollywoodiano.

Sappiamo benissimo che la sceneggiatura, l'arte in generale, non è una scienza. Si può anche evitare di seguire certe "regole".

Però certe strutture non nascono dall'imposizione di qualcuno che, ad un certo punto, ha deciso "d'ora in poi le storie vanno scritte così". Semplicemente, tanti narratori prima di noi hanno sperimentato con la scrittura e hanno osservato l'effetto che certe strutture narrative hanno sul lettore/spettatore. Che cosa è più efficace e che cosa non lo è. Che cosa coinvlge, che cosa tiene il fruitore più "aggrappato" alla vicenda, che cosa non lo fa uscire dal "patto di sospensione dell'incredulità".

Ad esempio, se io imposto tutta la storia con una voce narrante, tutto visto dal punto di vista del protagonista, se ad un certo punto piazzo una scena in cui assistiamo a qualcosa che il protagonista non può vedere e che magari ci spiega il piano dei cattivi, stiamo buttando fuori il lettore/spettatore dall'atmosfera interna al protagonista che con tanta fatica abbiamo creato, perché siamo passati di colpo a un narratore onnisciente. Fa comodo a noi che scriviamo, per spiegare velocemente qual è il piano dei cattivi, senza fare la fatica di inventarci un modo per farlo capire senza uscire dal punto di vista del protagonista, ma se da un lato abbiamo spiegato al lettore alcune cose utili, dall'altro abbiamo rovinato l'atmosfera che ci stava a cuore.

Le strutture narrative nascono prima di tutto dal fruitore della storia, dai fruitori di tutte le epoche. Ecco perché - sebbene naturalmente nessuno sia obbligato a seguirle - è quantomeno nel nostro interesse di scrittori impararle e interiorizzarle.

lunedì 15 aprile 2013

L'albero della conoscenza

Già un paio d'anni fa avevo immaginato una possibile interpretazione alternativa della vicenda di Adamo ed Eva.

Ultimamente, però, riflettevo su un'interpretazione forse più calzante. E' indubbiamente una storia che mi incuriosisce.

Suppongo che sia un'interpretazione condivisa da molti:  la mela è semplicemente lo scetticismo, la curiosità, la razionalità.

All'inizio l'uomo ha fede, e vive nell'Eden. Dio chiede agli uomini un atto di fede cieca: non mangiare quella mela... perché no. Non c'è un motivo. Semplicemente no. L'uomo non resiste alle domande e i dubbi che la razionalità gli pone (il serpente), e spinto da curiosità vuol saperne di più. Assaggia la mela. E l'Eden finisce.

Questo mondo di sogno in cui si trova di colpo svanisce, e si ritrova nel mondo reale. Come quando uno smette di avere fede cieca e si accorge com'è davvero il mondo reale: molto più brutto di quello irreale che la fede gli dava. Questo è il monito della storia di Adamo ed Eva: devi avere fede, non ti porre domande, se il dogma ti dice che una mela non va mangiata non mangiarla anche se non ne vedi il motivo. Idem per il divorzio, l'aborto, l'eutanasia, eccetera. Perché se ti fai delle domande, se vuoi arrivare in fondo alle questioni, tutto il mondo fantastico che ti sei creato credendo, svanirà. E quando capisci che non vogliono divorzi né aborti né eutanasia semplicemente perché vogliono numerose famiglie di cristiani unite dal vincolo religioso, vogliono preservare e aumentare la loro clientela, non è che vivi meglio. Vedi il mondo per la merda che è. Fine dell'Eden.

Non per niente, quello della mela si chiama  "Albero della conoscenza del bene e del male", ma è soprattutto conosciuto come semplicemente "Albero della conoscenza". Traduzione: la conoscenza è sbagliata, è cattiva, è proibita. La conoscenza è peccato.

Che cosa si aspettavano che succedesse, Adamo ed Eva, quando hanno addentato la mela? Boh. Fatto sta che non è successo niente. NIENTE. E' proprio questo il fatto. Non c'è niente di male a mangiare la mela. Sa di mela. E quando hai scoperto questo, il re è nudo. L'Eden finisce. Credevo di stare in un mondo fatato pieno di ogni frutto delizioso, e mi ritrovo in uno squallido discount con una mela in mano.

E quindi ecco che gli uomini si chiedono "Se Dio esiste, perché permette che io faccia tanta fatica per lavorare e dar da mangiare alla mia famiglia?". E la donna si chiede: "Se Dio esiste, perché permette che io provi tanto dolore a partorire?". E la risposta è: Perché non abbiamo avuto fede. Perché abbiamo osato porci delle domande. Perché abbiamo ascoltato un'altra religione (il dio serpente Baal dei cananei). Ecco qual è il peccato originale: non avere fede. Il problema è: non è che Dio non esiste. E' che non avete fede. Se aveste fede, allora sì che Dio esisterebbe.


Quindi, ascolta la Bibbia: a buon conto abbi fede e fai quello che dicono, obbedisci, non ti porre domande, si sa mai che sia vera la storia del peccato originale, e allora sai che batosta dopo che sei morto?

Certo che messa così non sembra molto diversa da quando uno trova l'idiozia su Facebook che ti regalano un iPhone se condividi l'immagine, e tu a buon conto la condividi, non ci credi ma in fondo tentare non costa niente. Probabilmente no, ma stai a vedere che magari una volta nella vita hai culo e ti regalano davvero l'iPhone. Hai avuto fede.

La storia di Adamo ed Eva è un monito alla scienza, a chi persegue la conoscenza a tutti i costi. Non per niente il serpente promette ai due che la mela aprirà loro gli occhi e li farà sentire come Dio. Esattamente come gli scienziati che a volte giocano a fare Dio.

C'è chi interpreta il peccato originale come il sesso, o l'omicidio. Chi dice così secondo me lo fa perché se si dicesse apertamente che il peccato originale è la Conoscenza, lo scetticismo, molta gente comincerebbe a farsi delle domande. Meglio che razionalmente i fedeli pensino che il peccato originale sia il sesso. Tanto, tramite il racconto della storia, a livello emotivo il messaggio della fede è già passato (inception).

E in fondo viene da chiedersi: se moralmente pare giusto non fermarsi mai all'apparenza, non accettare di credere a quello che ci dicono di credere, mettere sempre tutto in discussione e voler arrivare alla verità... chi è che vive meglio? Chi vede svanire l'Eden una volta che ha addentato la mela, o chi ha fede, evita una stupida mela e per il resto della vita crede di vivere nell'Eden?

mercoledì 10 aprile 2013

Sax Appeal

Il sax è uno strumento che ho sempre amato. Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di suonare con alcuni ottimi sassofonisti, che non sono solo sassofonisti:
Donald Soffritti, grande disegnatore di fumetto umoristico (Disney e molto altro),

Sualzo, grande autore completo di fumetti (Tunuè, Bao),
e David Jackson, grande sassofonista dei Van Der Graaf Generator, gruppo prog inglese piuttosto famoso negli anni '70. Anche lui non è solo sassofonista, perché una delle sue principali attività è fare musicoterapia ai ragazzi disabili, una cosa di cui lui va molto fiero.

Va detto di tutti e tre che oltre che grandi fumettisti e musicisti sono anche persone splendide, e mi ritengo veramente fortunato ad averle incontrate sulla mia strada.

Sogno un giorno una sezione fiati composta da tutti e tre, in cui si mescolino musica, fumetti e musicoterapia!

Nel frattempo, buon ascolto!


mercoledì 3 aprile 2013

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