Ho sempre avuto pochissima memoria. Sono capace di rileggere tre volte un romanzo e ciononostante pochi giorni dopo non ricordare quasi niente della trama. Mi è successo più volte di vedere un film convinto di non averlo mai visto e di accorgermi a metà che l'avevo effettivamente già visto.
D'altro canto, conservo sempre in me l'atmosfera di una storia. Si tratta di un insieme complesso e non facilmente spiegabile di sensazioni che una determinata vicenda o determinati personaggi mi provocano. Qualcosa che passa attraverso canali non razionali e che attingono direttamente dal mio vissuto emotivo.
Per questo, sono sempre molto attento all'atmosfera che cerco di conferire a una storia. Il ritmo, la sequenzialità delle vignette, il tono dei dialoghi... Un insieme complesso di cose che creano un'atmosfera e che hanno poi un riscontro sul lettore. Molto spesso una storia ci piace o meno indipendentemente dai singoli aspetti tecnici, ma soprattutto in base alla "risonanza emotiva" che ha in noi.
Ed è per questo che mi arrabbio molto quando rileggo una mia storia e mi rendo conto di non essere riuscito a comunicare l'atmosfera che avevo in mente. Questo succede un buon 80% delle volte. A volte mi rendo conto che è tutto giusto, niente buchi di sceneggiatura, dialoghi chiari, magari brillanti, eccetera. Eppure. Eppure quell'atmosfera lì, quella che avevo proprio in mente, raramente viene fuori come vorrei.
Alcune delle poche storie in cui mi sembra di esserci riuscito sono "Paperinik e l'amore nell'oblio" su Topolino e "Roxanne", il quarto numero di LAW.
Poi magari è solo un mio cruccio, magari le emozioni che cerco di comunicare arrivano quasi sempre al lettore.
Detto questo, sono contento di non essere quasi mai soddisfatto di quello che scrivo.
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