venerdì 20 dicembre 2013
Ho letto Unastoria
Ho finalmente letto "Unastoria" di Gipi. Ammesso che "letto" sia la parola giusta.
Guardato? Fruito? Vissuto?
Come dice anche il buon Ercolani in questa recensione, non sono mai stato un fan di Gipi, nel senso che lo apprezzavo ma non era certo il mio autore preferito.
Trovavo il suo acclamato LMVDM a tratti straziante, a tratti furbo.
Poi ho avuto modo di conoscere meglio Gipi, e la cosa che mi ha colpito di più è la sua onestà intellettuale. Il suo esporsi senza compiacersi, a differenza di molti autori che raccontano il proprio ombelico anche per esibizionismo.
E ora, Unastoria. Non so da dove cominciare, davvero.
Due vicende brevi, semplici, evanescenti, che si intrecciano in modo non scontato. Spiegare in maniera razionale di che cosa parla rovinerebbe il gusto poetico che mi è rimasto in bocca. A chi ancora non l'ha letto, dico solo che si parla di follia, si parla di Prima Guerra Mondiale, si parla di istinto di sopravvivenza.
Ma la storia narrata in sé è il meno, o meglio, è solo una parte.
Le tavole, signori. Le tavole.
Non sono mai stato uno che comprava un fumetto per i disegni. Sempre per la storia. Rarissimamente l'ho fatto per le illustrazioni, tipo Toppi, Zezelj, Rosenzweig.
Ma con Unastoria ho sperimentato l'ebbrezza di farmi emozionare semplicemente osservando le tavole. I colori, le atmosfere. Non sono bravo a parlare di disegni e non lo farò. Ma quegli acquerelli, leggendo il libro, tornano liquidi e si versano negli occhi fino all'anima.
Non so se sia un fumetto diverso dagli altri o sono io che sono maturato rispetto a quando compravo i fumetti solo per le storie e non per la qualità dei disegni.
Magari capita anche a voi, mi è successa quella cosa per cui mentre leggi, sfogli le pagine e intanto ti dici "Non così veloce, stupido! E' troppo bello per finirlo in fretta!". Quando l'ho chiuso, però, sapevo di poter contare sulla sua presenza a portata di notti insonni. Perché non lo riporrò tanto presto in libreria. Hai la bellezza sul tuo comodino, non la archivi tanto presto.
Unastoria è un'esperienza autunnale. Per colori, per tematiche. L'autunno di un'epoca storica, della vita di una persona, della carriera di un artista. Il momento in cui le foglie cominciano a diventare gialle e il cielo plumbeo, ma checché se ne dica, nascono i frutti più buoni.
E questo è tutto ciò che ho da dire.
Ah, pare che l'abbiano candidato al Premio Strega. Non so. Se vincesse ne sarei contento, ma non mi convince.
Per me Unastoria è qualcosa di più di un romanzo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento