mercoledì 24 giugno 2009

Fantarecensione


I commenti scaturiti da questo post di Giangidoe mi hanno portato a inventare (magari già esiste) la fantarecensione.

Come funziona? Si prende un libro che non si è mai letto e lo si recensisce, raccontandone la trama. Che non si conosce.

Esempio.

Tre metri sopra il cielo di Venanzio Moccia (utile anche inventare il nome dell'autore, se non ce lo si ricorda)

Ossessionato dai film di Kubrick, il giovane Filoberto si trova a un bivio: proseguire la sua avviata carriera di panettiere a domicilio, oppure diventare fantastronauta, che consiste nel viaggiare nel tempo e nello spazio ma solo grazie a cocktail a base di anfetamine e diuretici (senza polifosfati aggiunti). La nuova professione permetterebbe a Filoberto di ottenere il tesserino di pirla praticante: quello di pirla protestante ormai gli va stretto.

A trattenerlo dal perseguire i propri propositi, un'ulteriore complicazione: smettendo di fare il panettiere a domicilio, non vedrebbe più la giovane Teodolinda, sua ex compagna di classe diventata ottantaduenne a causa di una grave malattia, di cui Filoberto è innamorato.

Teodolinda però lo spinge a intraprendere questa nuova avventura, finanziandogli l'esame di ammissione (una pesante tangente da versare al ministero degli idrocarburi) a patto che Filo (così lo chiama amorevolmente Teodo) appena ottenuto il brevetto di fantastronauta la porti lassù in quel posto di cui lui le ha sempre raccontato mentre le faceva il pane a letto. Un luogo fantastico chiamato Altopiano dello Sbrinz dove scorrono cascate di asini e formaggio, foglie di fico servono a coprire le pubende di altre foglie di fico, e "putrella" non è più solo un surrogato di parolaccia ma un vero e proprio stile di vita. Quel luogo di cui Filo ha sempre raccontato a Teodo (da non confondere con le sue sorelle gemelle Teocon e Teodem) si trova lassù, oltre le nuvole e il cielo, per l'appunto... TRE METRI SOPRA IL CIELO.

Il fatto che questo Altopiano dello Sbrinz non esista affatto mette il protagonista palesemente nella merda, ma non voglio svelarvi il finale.

La prosa di Venanzio M. è contraddistinta da un perfetto stile aulico, sempre che "aulico" significhi "scoregge a profusione" come ho sempre creduto.

La tematica giovanile e l'intreccio amoroso avvicinano la narrazione al mondo dei giovani, senza contare che sto estraendo frasi fatte a caso da un cappello pure brutto di quelli con il logo dell'oratorio.

Ma non tutto è positivo in questo romanzo: poco chiaro il passaggio in cui lei muore, e ancora di più quello in cui lui resuscita, calcolando che lui era ancora vivo e a morire era stata lei.

Questo non guasta però un'opera godibile, a tratti asburgica, con un ritornello orecchiabile e un finale un po' scomposto, con note mentolate, solforose e ossidative.

11 commenti:

peppermind ha detto...

Rido... bravo!

Giorgio Salati ha detto...

Bravo tu che ridi!

Anna Bernasconi Art ha detto...

Quasi realistico: il panettiere che mi porta il pane a domicilio si chiama Venanzio...

peppermind ha detto...

Anna... ma mica ti farà anche lui il pane a letto?
Ok, ok, non sono affari&finanza miei.

Giorgio Salati ha detto...

Anna, è una battuta, vero?

Anna Bernasconi Art ha detto...

Giorgio: lo ammetto, ho barato... perchè non lo porta più lui, da qualche tempo ha lasciato l'attività a suo fratello! Giuro, è vero, abita a qualche centinaio di metri da casa mia, se mai verrai a trovarmi ti porto a vedere il citofono!!!

Peppermind: anche se abitiamo vicini non mi ha mai fatto il pane a letto...

peppermind ha detto...

(che poi, io mi immagino tipo in quei telefilm dove c'è una coppia, nella quale almeno uno dei due è un avvocato, e si porta il lavoro a letto, perché il giorno dopo ha un processo importante, solo in versione oanettiere, che il giorno dopo ha una catering importante, e si porta il lavoro a letto, impastando e infornando il pane pur rimanendo lì sulle coperte, l'abbagiur accesa solo dal suo lato, e Teodo che dorme giù dall'altro)

Anna Bernasconi Art ha detto...

Venanzio invece aveva il laboratorio comodamente al piano terra di casa e la moglie che l'aiutava! Scusate questa ventata di banale realtà...

Giangidoe ha detto...

Grande Giorgio, la tua recensione mi ha quasi commosso.
E grazie per il privilegio di essere stato citato!
Anche se devo dissentire sul tuo giudizio di valore storico-dinastico: io vi ho ritrovato un sapore vagamente austro-ungarico, questo te lo concedo, ma ammetterai che dire "asburgico" può apparire (in questo contesto) un pò forzato.
C'è anche da dire che forse io non ho propriamente gli strumenti più adatti, dati i miei precedenti chirurgici ed odontoiatrici...

Lukkus ha detto...

Venanzio Moccia è uno scritto re che non mi è mai piaciuto! Lo trovo anastatito e troppo biodato nella stesura dei dialoghi! Certo è che è bravo a cogliere gli anfranti delle generazioni pre-sessantottine!
:))

Vai sul blog di Daniele Mocci danielemocci.blogspot.com e leggiti le finte recensioni dei film!! Diciamo che potreste essere i futuri Gianni e Pinotto della culTura con la T maiuscola! :)

Giorgio Salati ha detto...

eheh grazie a tutti per gli ottimi commenti!

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