mercoledì 17 giugno 2009

Masters of the Universe


Qualche notte fa, per associazione di idee, mi è tornato in mente un giocattolo che avevo da bambino. Si trattava di uno scheletro di dinosauro con le costole fatte in modo da poter agganciare e trasportare insieme dodici Masters, le action figures della Mattel che spopolavano negli anni '80.

Preso dalla smania di scoprire come si chiamasse quel mio antico giocattolo, mi sono messo a cercare in rete: se ho trovato gli Exogini, vuoi che non trovi i Masters?

E infatti eccoli:
www.mastersunbound.com

Non vi dico la commozione nel rivedere dei giocattoli che ho tanto amato! E una volta di più, mi chiedo secondo quale criterio molti adulti classificano come "stupidi" o "poco educativi" i giocattoli di oggi. Alla fine, che cosa c'era di educativo nei Masters? Nulla, se non che la stranezza dei personaggi scatenava incredibilmente la fantasia.
I miei li chiamavano "i mostri" ed erano piuttosto scettici sull'opportunità di regalarmeli (ma poi me li regalavano lo stesso, per fortuna!).

Insieme ai Playmobil, credo che i Masters siano stati i giocattoli con cui ho fantasticato maggiormente, da bambino, inventando ogni pomeriggio una storia diversa. Il protagonista era spesso Stratos, l'uomo volante nonché il mio personaggio preferito. Che ovviamente alla fine delle sue avventure conquistava sempre il cuore della bella Teela. Un valido aiuto con le storie lo davano anche i minicomics allegati a ogni personaggio.

Ecco, se oggi il mio lavoro è di scrivere storie, in parte lo devo anche ai Masters of the Universe. Perciò, alla fine, ecco che qualcosa di educativo ce l'avevano eccome!

Questo mi ricorda anche un altro episodio assurdo: io ero alle elementari, mio fratello alle medie. Lui non faceva altro che ascoltare i Queen e io, con la mentalità che può avere un bambino, non li sopportavo. Mi sembravano brutti, mentre i Blues Brothers e i dIRE sTRAITS mi parevano molto meglio.
Un giorno, mentre mio fratello ascoltava "Radio Ga Ga" o qualche altra canzone del genere, avevo preso quattro Masters facendoli muovere come se stessero suonando. Avevo poi chiesto a mio fratello - che era bravo a disegnare - addirittura di copiare una copertina di un disco dei Queen facendola intepretare dai quattro mostri che avevo scelto per impersonarli. Ricordo perfettamente che John Deacon era impersonato da questo. E mio fratello, invece di mandarmi a quel paese, me l'aveva pure disegnata! Mah.
Però si può individuare in questo episodio uno dei miei primi tentativi di sceneggiatura!

Comunque, alla fine ho trovato il giocattolo da cui è partito tutto il flashback, eccolo qui:


Si chiamava "Battle Bones". Può sembrare un'idiozia, ma mi viene la pelle d'oca dall'emozione solo a ripensare a quanto mi divertivo con quella specie di autobus a quattro zampe.

5 commenti:

Giangidoe ha detto...

Io sono già troppo giovane per aver potuto ricevere questo regalo da piccolo, ma comprendo bene l'entusiasmo nostalgico di questi inaspettati percorsi mentali.
In effetti, anche io passavo pomeriggi interi ad inventare storie e ad animarle.
La mia struttura di riferimento però era sempre la serie animata: ogni giorno "giravo" l'episodio successivo di un cartone animato da me inventato, e cercavo di farlo durare sempre più o meno lo stesso (mezz'ora a puntata, di solito).
E talvolta, schiavo del cliffhanger, concludevo la puntata con una situazione di pericolo o con una scoperta spettacolare, che mi lasciava sempre con l'impazienza di continuarla il giorno dopo senza poterla anticipare...
I miei pupazzi erano per lo più anonimi, però, e non li amavo molto. Ricordo invece che usavo spesso oggetti più o meno quotidiani che erano in casa, dall'appendiabiti a rari -e suggestivi- souvenir di terre (o cerimonie) lontane.
Una volta, conclusa la serie principale, provai anche a fare un "sequel", ma lo interruppi dopo pochi episodi per mancanza di stimoli e -soprattutto- di una trama davvero convincente che giustificasse la continuazione della serie :)

Giorgio Salati ha detto...

Questa cosa dei giochi a puntate con tanto di cliff è fantastica!

Giangidoe ha detto...

Però, scusa, manco un accenno alla serie animata di He-man?
Vuoi farmi credere che i tuoi link mentali non hanno contemplato nemmeno per un momento l'Onore di Greyskull?

Giorgio Salati ha detto...

Devo dire che la serie animata la guardavo ma mi interessava di meno... non ricordo bene, ma mi sa che era uscita - quantomeno in Italia - un paio di anni dopo rispetto ai primi giocattoli. Nella serie c'erano il principe Adam - che vedevo come un fighetto - e altre cose che percepivo come "nuove" e quindi non più affascinanti come ad es. i primi minicomics che per me erano fantastici. Rispetto alle avventure di corte del principe Adam con quell'improbabile gilet color prugna preferivo di gran lunga le scazzottate tra omaccioni...

davide ha detto...

"...by the power of greyskull", che tradotto dovrebbe essere "... per il poter del teschio grigio" :)

Io avevo invece il castello dei masters in cui richiudevo tutto una volta giocato. Mi ricordo che avevo sia battlecat che l'equivalente di skeletor (il gattone viola di simil velluto) non che vari personaggi tra cui gli immancabili pro/antagonisti: he-man (egli-uomo) e skeletor (intraducibile direi).

Ah, "by the power of greyskull" potrebbe essere tranquillamente il titolo di una canzone simil Virgin Steele :)

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