lunedì 5 ottobre 2009

Conflitto interiore

* DISCLAIMER - a scanso di equivoci, meglio ribadire: le mie non vogliono essere "lezioni" di sceneggiatura, ma semplici considerazioni "auto-didattiche" che mi sovvengono man mano che faccio il mio lavoro, quindi del tutto personali. E, naturalmente, aperte a confutazioni. *


Ritornando per un attimo sul post precedente, c'è da notare che spesso in una storia la dimensione morale di un personaggio salta fuori tramite un conflitto interiore.

Se un personaggio stesse per fare qualcosa di ingiusto, e alla fine dopo un lungo conflitto interiore decidesse di fare la cosa "giusta", oppure se dopo aver fatto qualcosa di negativo si pentisse e rimediasse, o, ancora, se dopo essere stato punito per essersi comportato male avesse imparato la lezione, ecco che il lettore può percepire la dimensione morale. Magari una dimensione morale nata o cresciuta proprio grazie al conflitto interiore. Un insieme di pensieri, emozioni, contraddizioni, errori, eccetera, che testimoniano la complessità di una decisione e i sentimenti contrastanti circa una questione di tipo morale. Ci sono storie in cui crediamo che il protagonista non sia capace di atti moralmente degni, ma dopo il conflitto interiore il personaggio cresce e scopre dentro di sé una dimensione morale inizialmente sconosciuta. Se vogliamo il "Canto di Natale" di Dickens potrebbe essere una metafora di questo archetipo narrativo. Questa dimensione alle volte cresce a discapito di una convinzione rigida e/o moralista del protagonista.

Tutto il "Signore degli anelli" è giocato sul conflitto interiore di Frodo che da una parte vuole salvare il proprio mondo, e dall'altra sente il richiamo del potere scaturito dall'anello. Che sia "morale" salvare il mondo di Frodo non lo percepiamo da un'etica generica, ma solo dal fatto che ci siamo affezionati ai suoi abitanti conosciuti lungo la storia. E' la morale personale di Frodo, se la condividiamo è solo perché filtrata dalle sue stesse emozioni. Se guardiamo in fondo al cuore di Frodo sappiamo che lui ci tiene ai suoi amici hobbit, quindi in un certo senso la dimensione morale sta lì, in fondo al cuore del personaggio.

Io sono un grande "sostenitore" del conflitto interiore, credo che dia una profondità particolare ai personaggi. Senza di esso, si comporteranno sempre alla stessa maniera, come degli automi senza vita. Zio Paperone non sarebbe capace ogni tanto di gesti di generosità - che tanto ci piacciono da lettori perché sappiamo quanto sia difficile per lui essere generoso - se non avesse dei conflitti interni. E la cosa divertente è proprio il fatto che per lui essere generosi è molto diverso da quello che gli altri intendono per generosità. Ecco che quindi ognuno ha la sua personale dimensione morale!

2 commenti:

Lo Zio ha detto...

Ciao
bellissimo questo filone di discussioni sulla dimensione morale e il conflitto interiore. Come scordare i conflitti in Darth Vader (che da quel che mi sembra è forse uno dei cattivi più esemplari nella storia del cinema...)?
O Sauron stesso, nel Silmarillion ha una storia dietro, una sua dimensione, fedele a Morgoth ecc...

A questo punto tu comunque che ne pensi dei "cattivi" tout court? Anche in ambito dinsyano intendo. Tanto per fare un esempio, Malefica ne "La bella addormentata" (....il personaggio preferito di mia figlia di 3 anni...).
O l'imperatore stesso in Guerre Stellari?
Rappresentano il male assoluto, senza conflitti, senza mezzi termini? O, almeno, non riesco a trovare in loro aspetti di dimensione morale o conflitto interiore....

Sorry per l'intervento, magari banale, ma la discussione è davvero interessante!

Ciao, "Lo Zio"

Giorgio Salati ha detto...

Quindi "Lo Zio" è anche "papà" eheh!

A parte gli scherzi, l'intervento non è banale, anzi.

Effettivamente, ci sono dei "villain" nei fumetti o nei film che non sembrano avere dimensione morale. Rappresentano il male assoluto, e in questo senso sono come onnipotenti, rappresentano "il Diavolo" (mi sembra di scrivere come Alberoni).

Più che di una "dimensione", qui si tratta di una specie di "buco nero", che tutto sommato ci attrae. Il fascino del male assoluto rappresenta in sé la nostra parte oscura, quell'essenza irrazionale, violenta, che ognuno ha in un angolo del cuore e che ci spaventa. Forse sono loro stessi la rappresentazione del conflitto interiore: solo sconfiggendo (o anche solo ridimensionando) questo "male assoluto" l'eroe potrà crescere. Capita spesso che il protagonista venga tentato dal passare dal "lato oscuro della Forza". Ecco che si materializza il conflitto interiore.

Alle volte, anche senza un cattivo "assoluto" come l'Imperatore di Guerre Stellari, il protagonista entra in contatto con la parte più oscura di se stesso, un male assoluto che risiede unicamente dentro di sé, e solo superando questo scoglio l'eroe "vince". Il premio? La dimensione morale, eheh!

Mi viene in mente la bellissima (per me) serie tv "Dexter", dove il protagonista percepisce inizialmente se stesso come il male assoluto, mentre è in realtà un coacervo di conflitti irrisolti, che svelano come la dimensione morale di Dexter sia molto presente e in continua evoluzione.

Poi alle volte è divertente vedere anche cosa può succedere a mettere in crisi perfino il male assoluto. In una mia canzone - so che non c'entra molto - ho provato a immaginare cosa succede quando una ragazza decide di far innamorare di sé nientemeno che il Diavolo.

Non particolarmente originale come idea, ma si adattava bene alla discussione in questione.

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