venerdì 24 giugno 2011

Eden

Ciò che viene narrato nella Bibbia alle volte offre interessanti spunti di riflessione. Anche esulando dal fatto che per molti è un testo sacro, alcuni passaggi danno da pensare.

Prendiamo la storia di Adamo ed Eva. Non sono un esegeta, però ho la mia personale interpretazione.

Tutti pensano che quella mela che Dio proibisce ad Adamo ed Eva di cogliere sia la metafora di un peccato. Proprio così! Anche i cristiani credono nelle metafore! Non sono tutti così ottusi da pensare che se non c'è scritto nella Bibbia allora l'uomo non può avere un comune antenato con la scimmia!

Ma torniamo alla mela. Per qualcuno rappresenta il peccato supremo: l'omicidio. Per altri la lussuria, il tradimento.

Io la vedo in maniera diversa. Magari scoprirò che questa cosa è già stata detta da mille biblisti. Non frequento molto l'ambiente, quindi non saprei.

Comunque, ecco come la vedo io: l'essere umano, prima di cogliere quella "mela", viveva nell Eden, il Paradiso Terrestre. Un mondo perfetto, incontaminato, pulito. Poi l'essere umano ha modificato questo equilibrio. Ha colto la mela. E il Paradiso Terrestre è finito.

L'essere umano non si è interrogato sulle conseguenze del suo gesto: semplicemente voleva assaggiare quella mela, gustare il piacere del dolce nettare di quel frutto, e per farlo ha spezzato qualcosa nell'equilibrio del Paradiso Terrestre.

E quindi lavorerai con sudore, partorirai con dolore, e bla bla bla...

Ma la cosa che continua a ronzarmi in testa è che il gesto di cogliere la mela non sia altro che una metafora dello sconsiderato atteggiamento di superiorità dell'Uomo verso la Natura, la sua noncuranza verso le conseguenze per il proprio semplice comfort: inquinare per poter viaggiare comodi, estinguere specie animali per cibarsene, eccetera.

Be', io credo che questo sia il vero peccato originale dell'uomo, perché non comprende UN essere umano, ma coinvolge l'Umanità intera. Che si creda a una Natura donata da Dio all'Essere Umano, o che si creda a una Natura pre-esistente e indipendente da un'esistenza divina, l'episodio della mela biblica porta in sé una lezione importante, che non impareremo MAI (la Bibbia esiste da qualche annetto, mi dicono): piegare la Natura al proprio volere come Adamo fa col ramo di quel melo, spezzare quel legame tra l'essere vivente e l'albero della Vita, è la causa della fine di quel Paradiso terrestre che sarebbe stata la Terra se solo l'uomo non si sentisse così onnipotente.

Ehi, un momento! E il Serpente? Che cosa rappresenta il Serpente in questa interpretazione?

Non ne ho idea. La prima cosa che mi viene in mente, pensando a un serpente, è la Paura. Non so se questo abbia un senso all'interno della mia interpretazione dell'espisodio biblico, magari a qualcuno di voi viene in mente qualcosa.

6 commenti:

Lo Zio ha detto...

Molto bella questa interpretazione.
Anch'io non son nell'ambiente per cui non saprei dire se già qualcuno aveva avanzato questa lettura.

Io il Serpente lo vedo più come la Sfrontatezza, o qualcosa di simile.
Non so se mi spiego.
QUell'atteggiamento mentale del tipo "....ma cosa vuoi che succeda? sono tutte storie.....".

Molto bella, comunque.

Ciao!

Pietro B. Zemelo ha detto...

Bellissima interpretazione!
Dico la mia sul serpente: è la tentazione. Il serpente è metafora del male, l'affascinante tizio che si avvicina e, con le parole giuste, ti intorta per sottrarti al paradiso in cui ti trovi (l'eden). Se il peccato è stato cogliere la mela, l'errore è stato cadere in tentazione.

Giorgio Salati ha detto...

Pietro, sono d'accordo, però mi manca un passaggio.

E' chiaro che il serpente induce in tentazione. Ma - nella visione della metafora - perché proprio un serpente?

Normalmente un serpente non induce in tentazione a nulla. Fosse una bella donna, sai a cosa indurrebbe in tentazione. Fosse un grassoccio maialino, indurrebbe nella tentazione di farne prosciutti. Ma il serpente? Perché proprio quell'animale?

Proprio per questo mi chiedevo: che rappresenti la paura? Perché se uno pensa a un serpente, la prima cosa che viene in mente è la paura di essere morso.

E, unendolo alle tue osservazioni, può la paura indurre in tentazione?

Oppure il serpente perché è strisciante, si mimetizzza, è in sostanza subdolo?

Pietro B. Zemelo ha detto...

Non saprei... mi sa che si dovrebbe andare a scavare sulla simbologia e cose così. Lo Spirito Santo è rappresentato, a volte, come una colomba o Cristo come un agnello. Anche il pesce rappresenta Cristo...
Uscendo dall'ambito cristiano è pieno di simbologia animale e non dappertutto. Gli stessi segni zodiacali a cui siamo tanto abituati, ma di cui, sinceramente, ignoro il significato!
Bisognerebbe capire cosa rappresentasse il serpente all'epoca, quindi.
Quanto all'avanzare ipotesi, le speculazioni si sprecano: striscia per terra ed è velenoso, è viscido e sibilante... non è difficile trovare sinistro e temibile il serpente.
Quanto alla bella donna, in effetti c'è: il serpente induce Eva in tentazione che a sua volta tenta Adamo.
Povero Adamo... tipico nostro. Noi uomini siamo esseri semplici: una gnocca nuda ci da da mangiare, gli dici di no?

Gianluigi Filippelli ha detto...

Per molti antropologi abbiamo una paura innata del mondo che ci ha preceduto, quello dei dinosauri, forse dovuto a qualche gene non ancora scomparso. I rettili sono ciò che resta di quell'epoca, quindi sarebbe più che naturale proporre un rettile per indurre paura nei confronti della tentazione.
Il serpente, però, oltre ad essere flessuoso, ha un particolare che non tutti i rettili hanno (se non erro): la lingua biforcuta, il che implica, in una accezione orientale, all'interno della quale è comunque nata la Bibbia, l'idea di dover scegliere tra due strade. E per molte culture orientali l'errore sta proprio nella scelta. Non siamo noi a dover scegliere.
E quindi forse, in quest'ottica (ammesso che sia corretta), ha un senso l'utilizzo del serpente (e complimenti per l'articolo!)

Giorgio Salati ha detto...

E complimenti a te Gianluigi per il tuo commento, che è molto interessante!

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