venerdì 23 novembre 2012
Goodbye Provvidenza
I moderni tempi di relativismo etico hanno costretto chi fa il mio mestiere a uno sforzo maggiore di strutturazione e giustificazione dei passaggi narrativi.
Un tempo, in una storia poteva accadere qualsiasi cosa. All'inizio a volte era il deus ex machina a risolvere determinate situazioni senza che fosse l'eroe a farlo. Poi col cristianesimo è divenuta la Divina Provvidenza la scusa per far accadere qualsiasi passaggio anche ingiustificato, buttato in mezzo giusto per innescare una determinata vicenda.
Ora quell'inesauribile motore di vicende viene chiamato quale è: Caso, e non va bene. Cioè, nella realtà va bene, ma non nella finzione narrativa.
E quindi noialtri giù a studiare strutture narrative, a ingegnarci per dare una giustificazione e una plausibilità a ogni più piccolo passaggio inserito nella nostra storia.
Che naturalmente rende la storia più bella, interessante ed armoniosa. Però - diciamocelo - che fatica!
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4 commenti:
In realtà, in un certo tipo di storie, il caso va benissimo.
Io le ho ribattezzate "storie sincroniche", che sono un po' il contrario delle storie dove la causa effetto la fa da padrone. Ovviamente questa cosa funziona solo per un certo tipo di storie e con certi personaggi. Su Law, ad esempio, stonerebbero. Cosa intendo? Hai presente Crash, Magnolia o la recente serie Touch?
La prosime storie de L'Insonne (se mai qualcuno me le farà fare) saranno incentrate proporio sulla sincronicità e le corrispondenze significative. Sperando non venga fuori una porcheria :P
Forse ho capito quello che intendi, Giuseppe. Storie come "Sliding Doors", per fare un esempio.
É un lavoro duro ma qualcuno deve saperlo fare :)
Eheh certo!
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