Sono anni che rifletto su un aspetto della sceneggiatura che vorrei ora condividere con voi senza - per carità - pretendere di insegnare niente a nessuno.
Quando si lavora a un soggetto o una sceneggiatura, spesso ci si trova davanti al problema della caratterizzazione dei personaggi. Gli "standard carachter" Disney, si sa, sono in un certo senso capaci di portare avanti una storia da soli. A volte quando si ha uno spunto bisogna lasciarsi prendere per mano da essi e vedere come reagiscono agli ostacoli che poniamo loro davanti. Credo di aver letto qualcosa a proposito anche da parte dell'amico e collega Sergio Badino.
Per questo prenderò come esempio i personaggi Disney, che per forza di cose sono anche quelli che conosco meglio.
Nonostante la forza del loro carattere, in certe storie, in passato, si sono visti i personaggi a volte un po' snaturati. E così Topolino diventa un primo della classe, Zio Paperone acrimonioso che gode nell'angariare i nipoti, Paperino vittimista e meschino, Qui Quo & Qua dei saputelli, Pippo un mentecatto e Paperina superficiale.
Però chi conosce i VERI personaggi, ossia Topolino e Pippo di Gottfredson, Paperino, Paperone e Qui Quo & Qua di Barks, sa che il loro carattere non è così. A volte si tratta sì di componenti effettivamente presenti nel loro carattere, che però vengono esasperate, senza porre attenzione al fatto che questi personaggi non sono bidimensionali, sono sfaccettati e interessanti.
Ora, lungi da me sostenere che l'altrui interpretazione dei personaggi sia sbagliata, ognuno ha la sua, e poi a giudicare ci sono le redazioni. Quello di cui voglio parlare qui però è la mia personale interpretazione.
A volte mi capita di discutere a proposito delle difficoltà relative a un personaggio (spesso Topolino).
Vi svelerò il mio piccolo segreto, la mia scoperta dell'acqua calda, la regola che cerco di applicare quando scrivo: AI PERSONAGGI BISOGNA VOLER BENE, sinceramente e al di là di qualsiasi connotazione melensa.
Quando scrivo di Paperina, in fondo le voglio bene, le conferisco alcuni pregi e difetti della mia ragazza, e Paperino si comporta con la papera come io mi comporto o comporterei con la mia lei. In questo modo percepisco che Paperino vuol bene davvero a Paperina (invece di essere perennemente ossessionato dalle sue paturnie), e anche quando si tratta di bisticciare non viene mai fatto niente di veramente cattivo o meschino, visto che io non lo farei con colei cui voglio bene. Vi svelerò un altro piccolo segreto: mi sono reso conto che quando tratto con simpatia Paperina fondamentalmente è una dichiarazione d'amore alla mia ragazza! Ma non diteglielo, altrimenti si monta la testa!
Inoltre, sembra un'ovvietà ma non sempre chi ci lavora ci pensa, nei personaggi bisogna mettere un po' di se stessi e un po' delle persone cui si vuole bene: amici, parenti, fidanzate/i... Conferire a un personaggio propri pregi e difetti o quelli di qualcuno che si conosce è utile per dare tridimensionalità al personaggio. Ad esempio, mettiamo che Paperina sia fissata con la linea. Se la cosa si esaurisce qui, diventa una specie di automa assolutista e ci risulterebbe anche poco simpatica. Se penso ad alcune ragazze che conosco, però, pur tenendo alla linea alle volte non riescono a resistere a un bel cucchiaio di Nutella. Se Paperina sarà quindi preoccupata della linea ma con la debolezza del cioccolato ci risulterà più simpatica, il personaggio sarà "tridimensionale".
Parlando di altri personaggi, in Paperino metto la mia impulsività, il mio entusiasmo, la mia pigrizia, la mia testardaggine, la mia suscettibilità. Occhio: non "la suscettibilità", ma "la MIA suscettibilità". Intendo dire che Paperino diventa sensibile alle stesse cose cui sono sensibile io, e reagisce come reagirei io. Si tratta quindi di prendere una caratteristica del personaggio e farla risuonare dentro di sé per averne un'interpretazione personale e allo stesso tempo "interna" al personaggio. Come prendere la canzone di un altro e suonarla con il proprio strumento. E' pur sempre quella canzone, ma suonata in maniera personale. E la canzone ci deve piacere, altrimenti per quanto ci si impegni verrà fuori se non una schifezza quanto meno impersonale e poco emozionante.
Anche in Topolino metto un po' di me stesso (la mia intransigenza verso l'onestà, ad esempio, o il mio senso di amicizia), e un po' da un paio di miei amici che a mio personalissimo giudizio hanno alcune caratteristiche in comune con Mickey. In questo modo ho due effetti: il comportamento del personaggio appare più realistico/motivato, e al personaggio voglio bene, visto che c'è dentro qualcosa dei miei amici. E se Topolino vuol bene a qualche amico anche noi gli vogliamo bene, perché gli amici dei nostri amici sono amici anche nostri, giusto? Quindi se un amico di Topolino si troverà in pericolo saremo noi stessi autori e lettori a volerlo salvare, e quindi risulterà credibile che Topolino si butti nell'avventura per aiutare il suo amico.
Topolino e Paperino poi sono come due poli opposti quanto a carattere, ma c'è una cosa che contraddistingue entrambi, facendo fede a Barks e Gottfredson: un'INTEGRITA' MORALE, che anche attraverso sbagli li fa uscire sempre puliti da ogni vicenda. Alla fine della storia, se ci siamo immedesimati in loro, non possiamo che uscirne appagati, anche nella peggiore situazione.
Pippo è il più "pulito", il "fanciullo dentro". Involontariamente, con le sue osservazioni evidenzia l'ironia insita nella vita, che normalmente noi, troppo impegnati in questioni "serie", non noteremmo.
Qui, Quo & Qua, poi, sono dei ragazzini dinamici e intelligenti, ma con anche le debolezze di tutti i ragazzini: a loro fondamentalmente piace giocare, è una prerogativa da cui non si prescinde!
Curiosamente, uno dei personaggi con cui mi identifico di più da quando ho iniziato questo mestiere è Archimede. Lui in fondo è come noi fumettisti: crea un sacco di invenzioni strampalate e divertenti usando la propria fantasia, molte le deve buttare oppure le riutilizza per scopi diversi da quelli prefissati, a volte va in tilt, e ha poca dimestichezza coi soldi.
Però non bisogna strafare, quindi non si deve conferire a un personaggio meccanicamente TUTTO di se stessi o di una persona che si conosce, perché ne risulterebbe un personaggio poco credibile. Solitamente è risaputo dagli addetti ai lavori ma non dai profani che le persone reali spesso compiono azioni "out of carachter". Uno nella vita cambia spesso idea sulle cose, o compie azioni diverse da ciò che gli piace. Spesso le persone "impersonano" diversi "personaggi" a seconda del contesto, mentre i nostri personaggi devono restare tali in qualsiasi contesto.
Un discorso particolare vorrei fare per Zio Paperone. Per quanto sia un anziano ricco papero, per me la sua saggezza è solo relativa. La sua ricchezza deriva da una certa istintualità negli affari maturata picconando filoni d'oro tra i ghiacci, e in realtà spesso le sue azioni sono impulsive. Non ci sarebbero tante sue avventure interessanti se lui non seguisse il suo istinto!
Occhio: per me Zio Paperone non è quello della PRIMA storia ("Il Natale di Paperino su Monte Orso"), ma di quelle successive sempre di Barks. Idem per la maggior parte dei personaggi: spesso la primissima storia non approfondisce abbastanza il personaggio come quelle immediatamente successive, dove la bidimensionalità si trasforma in tridimensionalità senza però subire snaturamenti come può succedere a decenni di distanza.
Tornando a Paperone, la sua profonda natura secondo me è esemplificata in questa sequenza da "Zio Paperone e la disfida dei dollari", ovviamente di Barks:
[clickare per ingrandire]Da qui deriva la mia concezione di Zio Paperone, che secondo me è fondamentalmente un BAMBINONE. A primo acchito molti di voi fans di Paperone mi manderete a quel paese, ma se ci riflettete bene forse troverete che non ho tutti i torti.
Analizzando lo scambio di battute riportato sopra, inizialmente ci troviamo d'accordo con la dichiarazione morale di Paperino: è meglio avere pochi soldi, rimanere persone semplici e godersi la vita piuttosto che essere ricchi e pieni di problemi. La cosa fa riflettere per un attimo Paperone, avvilito dalla critica del nipote (questo dimostra anche che nonostante tutto gli vuol bene se una sua critica è in grado di colpirlo). Ma successivamente si ridesta e torna sulla propria posizione: nessuno è un povero VECCHIO se può fare ciò che gli piace. E a Paperone piace il denaro, gli piace GIOCARCI, tuffarvisi dentro, eccetera. E nonostante sul piano morale siamo d'accordo con Paperino, non possiamo che provare simpatia per quel bambino cresciuto che si diverte a giocare con le monete (per quale motivo secondo voi Paperone si tiene tutte quelle monete invece di depositare tutto in banca?). In fondo anche a noi piacerebbe divertirci così, al di là del significato venale del denaro.
In secondo luogo Zio Paperone è un SENTIMENTALE. Ogni moneta, banconota o pietra preziosa racconta una sua avventura, e lui è sentimentalmente legato alle proprie avventure. Lui il suo denaro l'ha accumulato non speculando e frodando, ma andando di persona a raccogliere tesori e picconare miniere. Ad arricchirsi è stato soprattutto il suo bagaglio di ESPERIENZA, e i soldi ne sono soltanto l'espressione materiale.
E poi Zio Paperone resta fondamentalmente un mistero che non va spiegato mai del tutto.
E' questo per me il vero Paperone: non semplicemente un tirchio rancoroso nei confronti del mondo. E' difficile che io mi immedesimi in lui, ma alla luce di quanto detto è impossibile non VOLERGLI BENE.
E qui si torna alla mia asserzione iniziale: se si vuole scrivere bene di un personaggio, bisogna VOLERGLI BENE.
Giorgio
P.S.: Chi non è d'accordo con la mia interpretazione è invitato su questo spazio: sarebbe stimolante intavolare una discussione sui personaggi che noi tutti amiamo.
[Tutte le immagini in questo post sono © Disney]
mercoledì 27 febbraio 2008
Personaggi Disney
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16 commenti:
Volevo farti i miei vivissimi complimenti,noto con piacere che hai la stessa interpretazione che do io ai personaggi (da lettore...per ora!).
La tua teoria è ottima!
Mettere del proprio nei personaggi, pur rifacendosi a fonti illustri (tu citi Gottfredoson e Barks, ma io metterei anche Scarpa), è un presupposto per storie di ottima qualità.
La frase che più mi ha colpito è stata
"Zio Paperone resta fondamentalmente un mistero che non va spiegato mai del tutto.": sono proprio d'accordo e siccome io non lavoro in Disney posso dirlo, Don Rosa alla faccia tua! :P (anche se adoro le storie di Don, non condivido la sua esplorazione totale del carattere di Paperone)
I personaggi maligni e meschini, però li apprezzo, perchè tendo a vederli come versioni "alternative" a quelle originali (certe storie di Guido Martina per esempio sono capolavori di cattiveria e surrealità).
Mi raccomando, continua così e ti raccomando di stupirci con le prossime storie!
Hai grandissime potenzialità!
Un saluto, ci rivediamo sul Papersera o sul Sollazzo (se non vennissi solo per spammare :P).
LPSO
P.S. Quando leggo le tue storie gastronomiche mi viene sempre fame!
E' normale? :P
Ciao LPSO, grazie per i complimenti!
Il tuo commento mi ha fatto venire in mente che non ho parlato dei personaggi cattivi (quelli cattivi davvero, tipo Gambadilegno o Macchia Nera). A proposito della mia interpretazione di tali caratteri c'è una cosa in particolare da segnalare: cerco di conferire loro il mio "lato oscuro". La cattiveria, la vendicatività (oddio, si dirà così?) e soprattutto il cinismo che magari spesso mi astengo dall'esprimere sono spontaneamente veicolati in questi personaggi, che hanno tutti i diritti di essere cattivi. E la cosa è anche piuttosto divertente!
Grazie per il tuo commento e spero di rivederti a commentare il mio blog per discutere ancora di fumetti!
Giorgio
P.S.: è normale che ti venga fame, figurati che veniva anche a me quando sceneggiavo la saga "Lord Paperon e il giro del mondo in 5 ricette"!
Ultima postilla (uff!):
LPSO, hai ragione a proposito di Scarpa: è uno dei miei modelli principali, soprattutto per il fatto di aver saputo scrivere egregiamente sia di topi che di paperi, sia storie lunghe e complesse che storie brevi e umoristiche... ma questo è un altro argomento. Ce ne sono così tanti di autori Disney che mi ispirano costantemente (Faraci, Pezzin, Cimino...)! Avevo nominato solo quei due come coloro che hanno conferito a topi e paperi la personalità che oggi conosciamo.
Ciao!
Giorgio
Sono fondamentalmente d'accordo con te e LPSO. Devo aggiungere...
... che bisogna essere molto accorti nell'operare il tuo approccio: metti anche tu in guardia dal pericolo di snaturare i personaggi mettendoci troppo del proprio. Dosare è un'operazione delicata.
... io credo che alla fine tu e Don Rosa siate concordi. Anche per lui la pietra angolare della sua interpretazione è quella tavola di "Only a poor old man" che hai postato. Certo, ha esplorato in ogni dettaglio tutte le sfaccettature, tutti i suoi retroscena, e qui discordate. Ma per il resto... quando ne aveva bisogno, l'ha dipinto come il vecchietto rignoso delle origini.
Diciamo che ogni personaggio Disney ha una gamma di possibili interpretazioni, da cui però bisogna stare attenti a non uscire.
Una interpretazione dei personaggi Disney che condivido pienamente. Quando si tenta di esasperare alcune caratteristiche (che, per carità, certamente nei personaggi originali ci sono), cosa magari più facile, si arriva a rendere i personaggi antipatici.
C'è stato un periodo, diciamo fino a Faraci in MM, in cui non sopportavo Topolino. Ancora non conoscevo Gottfredson. Poi ho capito chi era, ed è stta tutta un'altra cosa.
Vi ringrazio per le vostre "testimonianze", il dibattito è molto interessante e merita ulteriore approfondimento, se è vero che noi tutti abbiamo Disney nel DNA e amiamo questi personaggi!
Sia chiaro comunque che io non ho nessuna intenzione di pormi in "antitesi" a nessun autore, tantomeno ad autori molto più importanti di me! Ma non per altro, è che ognuno ha il diritto di interpretare i personaggi come gli pare, sarà poi la redazione a giudicare.
Fra l'altro mi è capitato anche di leggere storie di autori che interpretano i personaggi in maniera differente da me e di apprezzare moltissimo le loro storie, quindi non ho nessuna velleità di dire "dovrebbero essere così", ma semplicemente "ecco come li vedo io".
E poi sinceramente faccio questo lavoro da 5 anni, non sono certo in grado di mettermi in cattedra a pontificare... Mi basta essere entusiasta di quello che faccio io!
Giorgio
Tanto di cappello, veramente.
I presupposti alla base del tuo discorso fanno di te l'autore Disneyano più intelligente tra i "giovani". Ciò che pensi potrebbe portarti davvero sulle vette d'eccellenza del vero fumetto Disney.
D'altra parte va detto che così ti sei fregato: sarà difficile d'ora in poi riuscire a leggere una tua storia, senza aspettarci grandi cose. Insomma, ci hai messo lo sbavo, adesso ti tocca soddisfarci :P
Valerio, oddio, non dire così!
Di autori giovani e intelligenti ce ne sono parecchi e non lo dico per "correttezza" ma perché molti li conosco personalmente, e se ho maturato certe riflessioni è anche grazie a discussioni fatte insieme (in Accademia ad esempio).
Per quanto riguarda le mie storie, be'... io cerco sempre di fare del mio meglio, sicuramente qualche errore l'avrò fatto, anche perché tra il dire e il fare c'è di mezzo... "e il".
Tieni conto comunque che la prima persona che cerco di soddisfare sono io per primo come lettore... anche se poi quando rileggo una storia non sono mai soddisfatto al 100%! Ma questo è un altro discorso...
Insomma, liberissimi di dirmi in seguito alla lettura delle prossime storie: "non hai tenuto fede al tuo proponimento in questo punto e quest'altro"! Ma senza dubbio il mio impegno per restare "fedele" ai buoni propositi ce lo metterò sempre!
A parte questo, grazie per i complimenti!
Giorgio
E poi c'è una cosa che vorrei aggiungere per coloro che mi hanno fatto i complimenti.
Le mie sono riflessioni teoriche sulla sceneggiatura, ma per essere bravi sceneggiatori la teoria non basta.
Io ce la sto mettendo tutta, come molti miei colleghi, mi rendo però conto che ho ancora delle lacune, che spero di colmare col tempo. Ogni volta che leggo una storia mi dico che se la sceneggiassi ora a un anno di distanza la farei diversa (è normale, credo).
Per saper fare una buona sceneggiatura non basta sapere come dovrebbero essere gestiti "in teoria" i personaggi. Io preferisco ritenere il mio "un buon punto di partenza" per fare delle buone storie, ma per fare delle ottime storie bisogna avere: ottime idee, un buon ritmo, saper narrare, saper padroneggiare i personaggi, LA STRUTTURA, i dialoghi, avere tutto sotto controllo e allo stesso tempo sapersi lasciare andare con le gag o con accenni più "poetici". Tutte cose che i miei colleghi più esperti sanno fare e dai quali cerco costantemente di imparare.
Per arrivare ai livelli dei migliori c'è tempo... non voglio aver fretta ma solo fare le cose meglio che posso: loro un certo "status" se lo sono guadagnato con la gavetta, come ora sto facendo io, quindi per ora mi basta che non vi annoiate con le mie storie, se ci sarà una crescita (speriamo) sarà progressiva e sarà bello anche percorrerla insieme!
Giorgio
Giorgio, ho letto tutto il tuo post e oltre ad averlo trovato estremamente interessante da un punto di vista "didattico", mi ha davvero emozionato.
Perchè per noi lettori che AMIAMO i personaggi Disney è bellissimo sapere che ci sono autori che provano lo stesso, e che hanno per i characters grande rispetto ogni volta che vi si approcciano.
Da ora non potrò che leggere con occhio diverso le tue storie, e se continuerai in questo modo le soddisfazioni per noi lettori non dovrebbero mancare. ;)
A presto!
Tyrrel
Grazie Simone, spero di non deludervi!
Giorgio
Perche non:)
molto intiresno, grazie
Anonimo, non ho capito bene i tuoi commenti, ma ti ringrazio lo stesso!
Questo blog è molto interessante e lo è anche la persona che scrive esso. Mi sto godendo la lettura
Grazie, sei andato parecchio indietro per scovare questo post!
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