lunedì 4 maggio 2009

P.U.C.


Per un breve periodo ho fatto kung fu, stile della mantide. Sono solo una cintura viola, niente di che, e spero prima o poi di riprendere il mio percorso.

Ritengo che praticare un'arte marziale sia sempre utile, perché tra le altre cose ti insegna la disciplina, senza gli eccessi della vita militare. E' lo stesso spirito con cui a suo tempo ho affrontato la mia frequentazione alla Scuola del Fumetto... non per niente il mio "maestro" praticava già allora il kung fu.

Frequentando la Tana dei Dragoni, mi è stato insegnato che per fare del buon wushu bisogna avere tre qualità fondamentali, che ragionandoci sopra mi sono accorto essere alcune di quelle richieste a uno sceneggiatore emergente... che già abbia talento e un minimo di cultura, s'intende. Perché, senza quelli, non serve nemmeno tentare.

Le tre qualità sono: PAZIENZA, UMILTA' e CORAGGIO.

Ci vuole pazienza per aspettare che arrivi il proprio momento. Pazienza nell'attesa che un editor - che di cose da fare di solito ne ha parecchie - ci chiami dopo che gli abbiamo mandato i nostri lavori, pazienza nell'accettare le critiche costruttive di un editor che demolisce il nostro soggetto.

Umiltà: i grandi ci sono già stati e ancora ci saranno, tutto è già stato scritto e tutto si può ancora scrivere. Ma non si deve avere la presunzione di considerare geniale e inattaccabile ciò che si inventa. Bisogna avere l'umiltà di mettere le proprie capacità al servizio della storia e della testata per cui si scrive, non il contrario. Quando si fa un lavoro creativo, bisogna avere l'umiltà per poter imparare continuamente. I veri grandi sono quelli che continuano ad apprendere (e io li invidio). Sembra una banalità, lo so. Ma troppo spesso vedo poca umiltà tra i creativi. Essere presuntuosi è una vera e propria zappa sui piedi per uno sceneggiatore o disegnatore emergente: nessun editor prenderà in considerazione un aspirante collaboratore che ritiene di essere in grado di rivoluzionare con successo la sua testata senza aver mai pubblicato nulla. Ma è un difetto che si riscontra anche tra chi è affermato. Si penserebbe che arrivati a un certo livello ci si possa permettere di mettere da parte l'umiltà, ma è un pericolo: tanto più in alto ci si erge, tanto più farà male la caduta al primo scivolone. Parere personale, ovvio. Naturalmente essere umili non significa essere alla mercé di chiunque e sdraiarsi a zerbino davanti al primo che passa, va da sé.

Infine, bisogna avere il coraggio e la determinazione per continuare a proporsi senza farsi mai abbattere da eventuali rifiuti o critiche. È un po' una specie di selezione naturale: quelli che hanno talento e determinazione insieme potranno farcela. Uno può anche essere bravissimo, ma se non ha il coraggio di proporsi, tentare e ritentare, non ce la farà lo stesso. Bisogna avere il coraggio anche di mantenere un minimo di sicurezza in se stessi e nelle proprie capacità, ad esempio difendendo anche con un editor, senza spocchia, certe scelte narrative di cui proprio siamo convinti. In generale bisogna saper accettare le critiche o le modifiche proposte da un editor, perché la maggior parte delle volte hanno ragione loro, però loro stessi apprezzano se si dimostra un minimo di sicurezza e competenza. L'umiltà è fondamentale, ma non deve trasformarsi in insicurezza. E bisogna avere il coraggio di farsi sentire ogni tanto con un editor per chiedere notizia dei propri soggetti, senza essere ovviamente assillanti.

E' necessario quindi avere il coraggio di combattere contro le difficoltà, con pazienza, senza presunzione. Allora avremo fatto del buon kung fu.

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