lunedì 22 febbraio 2010

Mal di testa


Facendo il lavoro dell'inventore di storie, a volte succede di bloccarsi su un passaggio, senza il quale la storia non regge. Si sta fermi delle ore davanti al computer, giochicchiando con antistress vari, dondolandosi sulla sedia come autistici, alzandosi e aggirandosi nervosi per casa come Zio Paperone quando cammina in tondo e fa un solco circolare nel pavimento.

Si sa, l'ispirazione è un mito. Chi fa questo mestiere impara a "farsela venire", l'ispirazione. Però capita che alle volte manchi proprio quell'idea che ci faccia sbloccare la storia. A volte mi capita quando prendo in mano un lavoro completamente nuovo, con cui non ho ancora dimestichezza.

Poi capita che al terzo giorno - anzi, notte - di agonia, dopo aver detto "all'una pianto lì e vado a letto" (e andare a letto non significa necessariamente dormire, ché i personaggi continuano inutilmente a turbinarti in testa senza combinare niente di veramente produttivo), a mezzanotte e cinquantaquattro ti ritrovi a scrivere un'idea che ti è venuta, che a cascata, come se avessi stappato una bottiglia di spumante, si porta dietro tutto il resto della storia. Così resti incollato a ticchettare sulla tastiera fino alle 3 e mezza.

Ora, fin qui tutto bene. Capita che ci si blocchi, e capita che ci si sblocchi. A lavorare in notturna poi ci sono abituato.

Ma ciò che tuttora resta per me un mistero - sintomo del fatto che ancora ho molto da imparare su questo mestiere - è che non so come ho fatto a sbloccarmi. Peggio: non so nemmeno QUANDO mi sono sbloccato. Semplicemente, senza rendermene conto, dopo aver passato ore a scrivere e cancellare parolacce (ognuno si diverte come può) mi ritrovo a buttar giù d'un fiato una serie di idee. Non so a che ora ho cominciato a scrivere cose sensate, né perché, né che cosa abbia fatto scattare quel click nella mia testa ad un certo punto, se sia cambiato qualcosa, se ho visto o letto qualcosa che mi ha dato lo spunto, se ho fatto un ragionamento particolare che mi ha dato il La.

Il mio blocco dello scrittore è un po' come il mal di testa (ne soffro spesso... di mal di testa, intendo, non di blocchi dello scrittore!), e l'idea che mi sblocca è un po' come il Moment: per ore soffro e mi tormento, prendo un Moment e per un po' continuo a soffrire e chiedermi quando cavolo farà effetto. Ad un certo punto però mi accorgo che - PUF - il mal di testa se n'è andato. Non so quando ha iniziato a diminuire, semplicemente prima avevo mal di testa, poi assorto in altri pensieri non mi sono accorto che la capoccia ha smesso di dolere.

2 commenti:

Herzog ha detto...

Accidenti, che vitaccia, Joe! Quasi quasi conveniva buttarsi nel narcotraffico. Mestiere più rilassante, al confronto.
Ad ogni modo, se può esserti d'aiuto per dirimere la questione, ti suggerisco la lettura (qualora tu non la conosca già) di una piccola ma preziosissima raccolta di brevi saggi letterari di Jorge Luis Borges intitolata "Altre inquisizioni" (Feltrinelli). In particolare, il brano "Il sogno di Coleridge". Lì, a parere mio, viene spiegata la magia della creazione letteraria molto meglio e assai più profondamente di quanto possa fare qualsiasi inutile scuola della tanto decantata "scrittura creativa" o qualche fanfarone auto-elettosi "docente" di suddetta immaginaria disciplina.
Suggerimento da amico.

emmevi ha detto...

Come ti capisco. Mi trovo in uno dei momenti che hai descritto: dilaniato tra un'idea che non arriva e l'ansia di dover scrivere qualcosa...

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