lunedì 24 maggio 2010

E i pro?


Mi capita spesso di raccontare in questo blog (ma anche altrove) delle diverse difficoltà che si incontrano facendo il lavoro dell'inventore di storie.

Sembrerebbe a volte che mi lamenti e basta, mentre in realtà di soddisfazioni in questo lavoro ce ne sono e sono tante.

C'è la soddisfazione di fare un lavoro che mi piace. Per me è diventata una cosa quasi normale, e troppo spesso mi dimentico che la maggior parte della gente invece ha dovuto mettere nel cassetto le passioni maggiori per accontentarsi di altri lavori meno "romantici".

C'è la soddisfazione di divertirsi lavorando. E di creare qualcosa di inventato da te. C'è la soddisfazione delle persone che ridono o si emozionano con le tue storie e forse sì, questa è la soddisfazione maggiore.

C'è la soddisfazione di cercare di proporre un modello per le nuove generazioni. In un mondo che mi circonda e di cui non condivido il 99%, ho l'occasione di dire al ragazzino: si può credere ancora all'onestà, al rispetto, alla dignità. E lo si può fare senza retorica, semplicemente facendo sì che un piccolo papero o un piccolo topo si sbattano da morire per aiutare un amico in difficoltà.

C'è la soddisfazione di dare una propria interpretazione del mondo, e di dire come lo si vorrebbe. Magari in maniera indiretta, senza manifesti e discorsi programmatici, ma in ognuna delle mie storie, anche quelle in cui qualche buffo animale antropomorfo fa il clown e va a sbattere con l'alluce contro lo spigolo del frigo, c'è sempre una mia visione del mondo, la mia opinione.

E' dura avere un'opinione in questo mondo, e soprattutto poterla esprimere. Io però ne ho la possibilità, e di questo devo ringraziare il mio lavoro.

Il fatto è che di solito non mi viene di parlare degli aspetti positivi del mio lavoro. Perché mi sembrerebbe di menarmela, di dire il mio lavoro è più bello di quello o di quell'altro, tot lettori mi hanno fatto i complimenti per le mie storie, eccetera.

Quindi capiterà raramente che io parli dei pro del mio lavoro, ma sappiate che sono tanti, più sicuramente dei contro.

7 commenti:

Filippo ha detto...

Immagino tutti i pro, infatti c'è ancora gente che sogna di poterlo fare il lavoro che fai tu. Purtoppo i contro fanno più effetto, forse è anche per questo che vengono così spesso enunciati. Non credo che parlare dei pro equivalga a menarsela - certo dipende da come vengono detti - a dire che il proprio lavoro è più bello o migliore di un altro, a dire che si è più fortunati di un altro, piuttosto equivale a constatare e ad ammettere quanto il proprio lavoro sia bello e quanto si è fortunati.
A un aspirante sceneggiatore cosa consiglieresti?

Giorgio Salati ha detto...

ciao Filippo, grazie per il tuo commento!

A un aspirante sceneggiatore cosa consiglierei in che senso? A proposito di cosa vorresti dei consigli?

Specifica meglio, rispondo volentieri!

Filippo ha detto...

Il post successivo (Come Bambini) è, per esempio, un ottimo consiglio.
Quello che intendevo dire era, visti i pro e i contro, consiglieresti di intraprendere la tua professione? Qualcuno dice di lasciar perdere perché è un lavoro precario, qualcun altro parla male di Disney e degli editori italiani e dice:"Va in Francia!", altri ancora dicono:"Prova, che ti costa? Vuoi restare nel dubbio e nell'attesa? Di cosa, poi?", e ancora il saggio:"Non puoi campare di sceneggiatura finché non arrivi a un determinato livello. E per arrivarci ci vogliono anni. Perciò affianca un'altra attività al fumetto".
Tu cosa dici?

Giorgio Salati ha detto...

Uhm, è abbastanza difficile darti una risposta. Il fatto è che ognuno ha avuto un'esperienza diversa. Io mi sono trovato bene in Disney, altri no, chi è riuscito a camparci e chi no, dipende da molti fattori.

Il primo importante fattore è: umiltà, non innamorarsi delle proprie idee, essere disposto a stravolgere una storia se un editor te lo chiede, e tante altre cose. Se te la prendi alle prime critiche e smetti di proporti vuol dire che non fa per te, perché soprattutto i primi tempi bisogna ingoiarne tanti di rospi, e prenderne tanti di calci nel sedere. Sono questi che ti fanno crescere come autore.

Io ti posso raccontare la mia esperienza: ho iniziato a fare la Scuola del Fumetto di Milano mentre lavoravo. I primi tempi che ho iniziato questo lavoro ne facevo un altro, perché non sarei mai riuscito a guadagnarmi da vivere. Inoltre vivevo con i miei perciò non avevo certe spese che si hanno più tardi e che sono la vera prova del nove.

Fare questo lavoro se dà tante soddisfazioni da un altro punto di vista può essere molto pesante, perché per poterci vivere capita davvero di lavorare giorno e notte weekend compresi, con relativa riduzione drastica della tua vita sociale, e può diventare pesante anche per la tua ragazza se ne hai una. Mentre gli altri finito il lavoro d'ufficio possono uscire e fare quello che gli pare, tu te ne stai alla tua scrivania a picchiare sulla tastiera, mentre chiunque intorno a te si chiede se quello che fai sia lavorare e non perdere tempo. Sarà molto difficile convincere la gente che anche se sei chiuso in casa non significa che ti gratti la testa ma lavori come gli altri.

E tutt'ora non è detto che fare questo lavoro mi pagherà sempre da vivere, quindi è un'incognita costante, giorno dopo giorno. Per un certo verso bisogna avere anche i "nervi saldi" ed essere disposto ogni giorno a trovarsi senza nulla in mano. Lo so che oggi succede praticamente anche ai dipendenti, ma credimi, non quanto a un libero professionista che da un giorno all'altro può perdere tutti i clienti.

Quindi devi prima studiare, imparare le regole basilari della narrazione, poi buttarti e non demordere, ed essere tenace. E' una faticaccia, devi crederci davvero, altrimenti è tempo sprecato. Ma se sei sicuro che quella è la tua strada, allora fallo e basta, e stai a vedere cosa succede.

Se invece non sei disposto a studiarti la sceneggiatura, se sei convinto di sapere già tutto quello che ti serve e di essere un grande scrittore allora parti col piede sbagliato e non riuscirai a fare granché...

Filippo ha detto...

Mille, mille, mille grazie! Mille. Una volta in più non guasta.
Credo che il mio problema sia l'opposto di quello che delinei in conclusione: ho una pessima opinione di me stesso e una totale sfiducia; ho diverse idee e storie appuntate, abbozzate, pochissime complete (una) e non riesco a trovare il coraggio di (definirle e) proporle.
Sei stato chiaro, preciso e sincero e ti ringrazio molto per questo e per la disponibilità e l'attenzione che mi hai dedicato.

Giorgio Salati ha detto...

Be' se hai questo problema di insicurezza anche questo è un difetto che va sistemato. Devi individuare le storie che ti stanno più a cuore, le idee che ritieni migliori e farti il mazzo su quelle. Scriverai un sacco di schifezze all'inizio, è inevitabile. Se leggo ora le cose che scrivevo all'epoca mi vien voglia di nascondermi, ma è un passaggio fondamentale della crescita professionale: non bisogna aver paura di scrivere delle schifezze. La prima conquista è riuscire a scrivere delle storie COMPLETE, arrivare, in un modo o nell'altro, alla parola FINE. Una volta che l'hai fatto torni indietro e sistemi tutto ciò che va sistemato, ma non bisogna essere pigri o timorosi e avere il coraggio di andare fino in fondo! In bocca al lupo allora!

Filippo ha detto...

Crepi! E ancora grazie mille per i consigli! Gentilissimo :-)

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