lunedì 16 maggio 2011

INFANTasie


Quand'ero piccolo, mi perdevo spesso nelle fantasticherie.

Mi sedevo per terra in cameretta, prendevo i miei giocattoli, ad esempio i Masters, li disponevo sul pavimento e invece di farli davvero interagire tra di loro immaginavo le avventure che potevano vivere insieme. Un osservatore esterno avrebbe visto solo un bambino seduto per mezz'ore a osservare i suoi giocattoli senza fare niente. Mi stupisco che i miei genitori non mi abbiano mandato a fare una visita per l'autismo.

E passai buona parte dell'infanzia così, a fantasticare e immaginarmi storie inesistenti. Tecnicamente si chiamava "avere la testa fra le nuvole".

Chi l'avrebbe mai detto che un giorno quel vizio di fantasticare sarebbe diventato un lavoro, che le fantasticherie le avrei messe nero su bianco e che sarebbero diventate fumetti, racconti, cartoni animati?

3 commenti:

Lo Zio ha detto...

...e meno male...
Voglio dire....che non ti han fatto fare visite per sospetto autismo.....
Che tante volte la fantasia vien vista come follia.....
(ovviamente senza esagerare...)

Ciao!

Massy ha detto...

Mi viene in mente la mia infanzia


cresciuto a Mazinga e co prendevo le costruzioni ItaloCremona(le simil Lego) e ci costruivo robot e avversari facendo di ogni.
Col tempo (non so' perchè) il numero dei pezzi diminuì così tanto che i mostri più che "costruiti" erano immaginati con molta fantasia e la rimanenza di 3 o 4 pezzi...(ma non potevo fare economia per il robot buono:lui doveva essere figo!!!)

Quando ci ripenso,mi chiedo se un bambino di 6/7 anni riuscirebbe a divertirsi con così poco
Ah erò così malato di robottoni che usavo anche le mollette del bucato a mo' di omino...una infanzia devìata dall'animazione giapponese XD

davide ha detto...

E pensare che anchea a me volevano far fare visite psichiatriche.

Prima perché non parlavo. Quando me lo hanno raccontato ho risposto che ho sempre preferito ascoltare prima di parlare.

Poi perché da quando ho 9 anni passo le giornate a sviluppare software al computer. Però adesso ho anche un lavoro che non mi dispiace e ben pagato...

Non capisco perché la gente ha così paura del diverso. Appena uno é un po', come si dice qui "outcast", ci deve essere per forza un problema.

Ah dimenticavo: quando sarò grande farò la rock star! E' sempre bello continuare a sognare.

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