martedì 29 ottobre 2013

Badass: viral e credibilità del virulento


Vorrei rispondere a un paio di persone, tra cui l'amica Anna Bernasconi , che mi facevano notare che a differenza di una bufala, il viral di cui si è recentemente discusso è stato creduto da chi mi segue proprio perché segnalato come esperienze dirette, di "vita vissuta". Sono d'accordo fino a un certo punto.

Il meccanismo per cui una bufala viene condivisa sui social network funziona proprio perché qualche nostro amico di cui ci fidiamo l'ha appena condivisa. Se ci crede lui, perché non dovrei crederci io? E' un meccanismo da pecoroni che ci hanno inculcato perché noi si faccia i bravi, perché si vada ordinatamente a messa o a votare. "Se ci crede mio padre/marito/amico perché non dovrei crederci anch'io?", e via così in una catena di non-pensanti.

Questo meccanismo chiaramente è più amplificato quanto più è credibile e/o celebre il personaggio che divulga la notizia. Io sono più credibile che celebre, ma ci sono personaggi che sono ampiamente entrambe le cose. La stessa affermazione fatta da me o da Beppe Grillo non hanno la stessa valenza. E' un meccanismo che praticamente dà a persone come - ad esempio - Papa Bergoglio  o Obama il potere di dire praticamente qualsiasi cosa e far credere che sia vero.

Sembrerò anarchico, ma io parto sempre con questo presupposto: dubita. Dubita sempre e di tutti, anche dei più grandi. Fatti delle domande. Non ti allineare.

Se questo significa che dovete dubitare anche di me (che non son nessuno), non c'è problema. Rifletteteci sempre sulle cose che vedete in internet, in tv, sul giornale. L'importante è pensare con la propria testa.




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