mercoledì 16 novembre 2011

Barbato e il fumetto


Ultimamente mi capita di condividere parecchio le parole di colleghi intervistati.

Paola Barbato è stata recentemente intervistata da Micol Beltramini per Comic-Soon.

Ho veramente apprezzato e condiviso le sue parole circa il fumetto:

Il fumetto è un linguaggio completo, è IL linguaggio per eccellenza. Pensiamoci. La lettura e l’ascolto costringono l’immaginazione a creare qualcosa che il fumetto invece ti fornisce attraverso il disegno. Leggi e vedi. Come al cinema, ma il cinema non conosce pause, non si ferma, se un passaggio ti sfugge, se hai un dubbio devi tenertelo, devi andare avanti, mentre nel fumetto puoi rileggere, tornare indietro. E puoi fermarti se quella pagina, vignetta, balloon tocca una corda delicata. Non è mai violento, il fumetto, non ti costringe mai.
Parlandone come mezzo, sia chiaro, è un discorso generale, certe parole e certe immagini possono fare del male eccome, ma questo vale sempre e comunque.
E comunque ci vuole coraggio, a scrivere fumetti. Perché a differenza della scrittura “libera” non ci sono scorciatoie, non puoi appellarti allo stile personale, non c’è anarchia. Perché se non sei leggibile fallisci. Quindi ci sono delle regole da seguire, regole che sono come un metronomo, un direttore d’orchestra. Perso il ritmo, persa la storia. È tutta una questione di pesi e contrappesi, a livello di scritto ma anche di immagine. Non è facile, bisogna essere incoscienti o coraggiosi per farlo.
Non è un mestiere da ignavi.


Il resto dell'intervista lo trovate QUI.

4 commenti:

simone arena ha detto...

bel pezzo!!mi piace che parla di coraggio....non so perchè ma riassume un sacco di cose....

Annarita ha detto...

Mah, che pasticcio. Non so nemmeno da dove cominciare e pesco a caso:

E comunque ci vuole coraggio, a scrivere fumetti. Perché a differenza della scrittura “libera” non ci sono scorciatoie, non puoi appellarti allo stile personale, non c’è anarchia.

Ma davvero chi parla è convinta che nella scrittura «libera» (chissà che cosa intende con quest'aggettivo - «letteraria», forse?) ci siano scorciatoie? Che basti appellarsi allo stile personale? Che sia consentita l'anarchia?

Con il rispetto dovuto a una persona che non so chi sia, mi sembra di sentir discorrere di libri qualcuno che con i libri ha ben scarsa dimestichezza.

Annarita

Giorgio Salati ha detto...

Annarita, la Barbato ha scritto tre romanzi per Rizzoli, che sono andati anche piuttosto bene.

E' naturale che Paola sa benissimo che anche nella narrativa ci sono delle regole, e non credo proprio che in Rizzoli gli editor lascino fare ai propri scrittori qualsiasi cosa.

Però c'è sicuramente più libertà rispetto al fumetto dove ci sono più vincoli legati all'aspetto visuale, al ritmo di lettura più cadenzato, eccetera.

E' ovvio che in narrativa non è tutta anarchia come nel fumetto non è tutto rigido e prestabilito.

Provato sulla mia pelle: a volte un passaggio un po' ardito che letterariamente è godibile, trasformato in fumetto diventa totalmente incomprensibile.

Forse il problema non è che la Barbato non conosce come si scrive narrativa, magari sei tu a non conoscere come si scrivono i fumetti?

La Barbato ha scritto con successo fumetti, romanzi, serie tv, quindi credo che abbia tutti gli strumenti per parlarne con cognizione di causa.

Annarita ha detto...

I fumetti pongono più vincoli che non i romanzi (non è vero, ma ammettiamolo per comodità di discorso)? E per questo, scrivere fumetti diventa più «coraggioso» che scrivere letteratura?

A questa stregua, scrivere pubblicità (come quella simpatica dei biscotti che vedo sopra) sarà più coraggioso che scrivere fumetti.

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