E va bene, lo confesso: tutta la faccenda delle Palestre Breakout era un viral.
Non una bufala eh, un viral.
Ideato dai pazzoidi del collettivo di illustratori Dr.Ink, serviva a pubblicizzare l'imminente uscita del volume "BADASS, il primo periodico di lifestyle borderline".
Maggiori info sulla loro pagina Facebook:
https://www.facebook.com/DrInk.ManiacDivision/posts/602335699824083
Si tratta di un volume curatissimo, misto di fumetto disegnato da dio e articoli deliranti (ho potuto dargli una scorsa in anteprima), una chicca di quelle a cui ormai quelli di Dr.Ink ci hanno abituati.
E quindi sì, lo ammetto. NON ho mai ricevuto una borsa Breakout né tantomeno la tessera.
Semplicemente, sono stato contattato dagli amici di Dr.Ink insieme ad altri colleghi, e mi è stato chiesto di partecipare al viral.
Nel prossimo post, vi racconto tutto. E' stata un'esperienza interessante.
5 commenti:
Sì, vabbè, intanto per me hai perso qualunque tipo di credibilità. Ammetto di sentirmi molto sciocca (diciamo anche offesa e irritata dal fatto di aver provato se pur per pochi giorni un moto di nausea e astio per i tipi della fantomatica palestra). Errore mio, ma ho imparato la lezione: d'ora in avanti starò molto attenta a prendere con le pinze ciò che esce dalla tua "penna".
Ma tanto l'importante dal vostro punto di vista è aver raggiunto lo scopo di attirare l'attenzione sulla nuova testata, immagino, e quindi buon per voi.
Per quanto mi riguarda, me ne terrò debitamente alla larga.
Silvia, non devi sentirti sciocca: ci sono cascati quasi tutti. Molti hanno trovato divertente il viral.
Comunque se avrai la pazienza di aspettare qualche giorno, spiegherò in un post il perché e il per come.
A me questa "operazione viral" mi è sembrata simpatica e originale. Ben congegnata. Ci vediamo a Lucca.
Non sei l'unico, Garo!
Certo, a Lucca!
Ciao Silvia, mi permetto di intromettermi nel discorso. Il viral è uno dei mezzi pubblicitari dei nostri giorni, siamo sottoposti a questo tipo di comunicazione quotidianamente. Quella che viene sfruttata è la nostra reazione emotiva alle cose, la nostra esigenza di condividere e parlare. Se avessimo usato delle immagini emozionanti o divertenti e ti avessimo fatto sorridere o ridere invece che irritare, adesso staresti reagendo diversamente. Non entro però nel merito di questo perchè, in effetti, il nostro fine era, ed è, promuovere il nostro lavoro quindi devo darti ragione sul fatto che lo scopo è stato raggiunto.
Ti chiedo però di pensare un attimo meglio a quello che dici a Giorgio. La prova della sua credibilità è proprio nel post che ha scritto in cui vi spiega come sono andate le cose: avrebbe potuto divi "ci sono cascato, mi hanno fregato" invece vi ha detto "ho partecipato". Se non è buona fede questa...
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