venerdì 5 ottobre 2012
I dialoghi di oggi
Frequentare i social network è un interessante campo di studio sui mutamenti della lingua.
C'è stato un tempo in cui gli scritti ("I promessi sposi", ad es.) influenzavano la lingua, che dal magma dialettale cercava di emergere, in un desiderio di unità nazionale e culturale.
Poi è arrivato il momento in cui, soprattutto dopo certa letteratura americana post-bellica, il parlato ha fatto irruzione nello scritto: più riuscivi ad essere realista nel tuo dialogo, più interessante era il tuo romanzo o fumetto o film.
Oggi, sembra di assistere a uno strano stravolgimento, un po' isterico, dell'uso linguistico.
Si scrive così tanto su Facebook, Twitter, blog e compagnia bella, che lo scritto è diventato un po' dialogo. Il parlato viene contaminato da espressioni e modi di dire nati in internet. E di riflesso, lo scritto letterario finisce per essere contaminato da questo linguaggio: o indirettamente, tramite i dialoghi, o addirittura da Facebook direttamente e senza passare dal Via.
Il che non significa necessariamente un imbarbarimento. Non è battere a macchina come Capote diceva di Kerouac. Il bravo scrittore sa ripulire il dialogo internettiano dalle scorrettezze, volgarità e soprattutto banalità (che ci sono a badilate anche nel dialogo parlato) e piegarlo al proprio fine creativo.
Sembra incredibile, ma prescindere, anche letterariamente, dai social network, ormai significa essere scollegati dal mondo, rischiando di non saperlo più raccontare.
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