lunedì 16 marzo 2009

Scrivere per l'infanzia


Da quando ho aperto questo blog, mi sono reso conto di aver particolarmente a cuore la causa dei bambini. Sarà la crisi dei trent'anni.

A parte questo, stavo riflettendo sulle difficoltà nello scrivere per i bambini, con cui - visto il mio lavoro - mi scontro continuamente. Ma che mi procurano anche enormi soddisfazioni.

Topolino, come gli altri prodotti più popolari della Disney, è una testata per famiglie. Questo non significa che è solo per bambini, ma che bisogna tener conto che, nella vasta platea di pubblico, c'è una buona percentuale di bambini. Questa era la filosofia di Walt Disney.

Facciamo un esempio. Siete a cena presso una famiglia di amici. Oltre ai genitori, ci sono dei bambini attorno ai 6 anni. Per fare conversazione direte parolacce e racconterete storie raccapriccianti solo perché ci sono degli adulti? O piuttosto cerchereste gli argomenti giusti che possano interessare tutti senza turbare i bambini? E magari cercherete di raccontare gli aneddoti in maniera chiara e semplice per far sì che anche i bambini capiscano di cosa si sta parlando senza sentirsi tagliati fuori? Se la vostra risposta è "dei bambini me ne frego", be', non credo avreste avuto la stima di Walt Disney.

Perché questo è quello che è tenuto a fare un autore Disney o che scriva in generale per questo tipo di prodotti per le famiglie. Quand'ero piccolo, leggendo Topolino prediligevo le storie umoristiche con Paperino, e non mi interessavano molto i gialli con Topolino. Li trovavo troppo complicati. Crescendo, ho imparato ad apprezzare molto di più certe storie più "adulte". Ma Barks e Gottfredson li ho sempre amati, da bambino e da adulto. Lo stesso per Goscinny, Schulz, Jacovitti, Silver, Bonvi, Quino. Uno come Goscinny era in grado di parlare davvero a tutti. Obelix era talmente buffo da farmi rotolare dalle risate, ma crescendo ho scoperto in Asterix molti elementi di parodia sociale che da piccolo non potevo cogliere. Storie che andrebbero lette ogni 5 anni, almeno. Idem per Barks. I dialoghi eruditi di Cimino e Martina poi mi facevano sghignazzare. "Guiderdone" o "pecunia" erano il massimo dello humor. Come leggere sgnurf o skrapapaz... un divertente nonsense, ma in più imparavo delle parole nuove. A un lettore adulto invece deve aver fatto piacere leggere certe espressioni che impreziosivano linguisticamente il fumetto.

Un altro aspetto importante da tener conto quando si scrive per un pubblico di bambini è il diverso grado di complessità che bisogna mantenere rispetto a una storia per gli adulti. Qui, bisogna sfatare un luogo comune che nasce da un malinteso. E' vero che le storie per i bambini è meglio che non abbiano la stessa complessità di una storia per gli adulti (tralasciando il fatto che i bambini di oggi sono abituati a una maggiore complessità rispetto a quelli di anni fa). Questo però non significa che se una storia è semplice, debba essere stupida. Un bambino non equivale a un adulto stupido. Un bambino ha semplicemente un modo diverso di comunicare e di percepire la realtà rispetto a un adulto. I "grandi" di solito sono più legati alla logica, la razionalità (e qui mi sembra di star scrivendo un articolo di Alberoni). Analizzano i particolari e i passaggi logici più dei bambini. Questi ultimi però, sono in grado di percepire molto di più le emozioni. E' tramite le emozioni che bisogna comunicare coi bambini. Anche emozioni complesse, anche senza retorica, ma è grazie a queste che un bambino percepisce e apprezza una storia. Con l'amore, l'amicizia. Coi dilemmi morali di un personaggio che, come il bambino che legge, deve imparare a distinguere tra bene e male.

E' per questo che un film come Wall-E è in grado di parlare a tutti: tanta emozione - Wall-E si comporta come un bambino piccolo - ma anche tanta critica sociale.

Ed è per questo che film adatti ai bambini vengono definiti "per tutti". Perché quelli sono davvero "per tutti". Sono i film solo per adulti a essere indirizzati a una minoranza, non il contrario. Non dimentichiamocelo.

3 commenti:

Giangidoe ha detto...

Concordo al 100%: il fatto che ci siano film -e prodotti- con tematiche e registri più "adulti" e altri più adatti ai bamnbini, non vuol dire assolutamente che i secondi debbano essere più banali dei primi.
Hai citato un film in particolare, WALL-E, che si è subito candidato a diventare uno dei miei film preferiti di sempre, al di là della semplice e ricorrente suddivisione fra film "animati" e film "veri e proprio".
E un altro dei miei favoriti in assoluto (equiparato, nel mio gradimento personale, ad altri film più criptici, lenti o asciutti apprezzati solo in età più adulta) rimane -guarda caso- un capolavoro disneyano come MARY POPPINS.

Anonimo ha detto...

Carissimo Giorgio, ho apprezzato tantissimo il tuo post, fa riflettere su quanto sia importante il fumetto, svolge una funzione di educatore. Sono cresciuto in modo sono con le storie Disney, per aprirmi gradualmente a tutti gli altri generi.

Nel mio blog www.pensierinblu.com, facevamo un gioco divertente la booklist, descrivere la propria vita con una lista di libri, tutte iniziavano dal mondo dei fumetti.

Sarebbe bello che tu ci lasciassi anche la tua per capire come si possa diventare creatore e tutore dell'infanzia.

Poi se vieni a trovarci, troverai anche un bel post in tuo onore!!!

Nella mia piena maturità di trentenne allegro, amo leggere e rileggere asterix e paperinik, gli ultimi prima di addormentarmi, diventano pillole di benessere per un giusto sonno

Giorgio Salati ha detto...

Caro Pablo, ti ringrazio! Se riesco faccio un salto subito sul tuo sito!

Giorgio

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