lunedì 2 marzo 2009

Watchmen: il film


Ho potuto assistere all'anteprima di "Watchmen", diretto da Zack Snyder.

Che dire... temevo molto peggio. "Watchmen" è un capolavoro del fumetto talmente grande che solo toccarlo ti fa rizzare i peli come se toccassi Dr. Manhattan.

L'inizio non è esattamente aderente alla graphic novel, e la cosa sul momento spiazza e innervosisce l'accanito fan del fumetto (il sottoscritto). Però ha un senso. Primo: un film non è un fumetto, non si può tornare indietro a rileggere per farsi un'idea più chiara, perciò ha senso che nei titoli di testa e nella prima scena si spieghi qualcosina di scene che sarebbero state viste in flashback. E si sa, il flashback appesantisce. Secondo: Snyder ha voluto metterci la sua firma, dichiarare fin dall'inizio che sebbene molto aderente al fumetto, questo film avrà qualcosa di diverso. Come il finale, per esempio.

In sé la pellicola non è male. La maggior parte della sceneggiatura e dei dialoghi sono ricalcati alla perfezione dalla graphic novel di Alan Moore. Ovvio. "Watchmen" era già perfetto così.

Le scene si susseguono in maniera piuttosto densa, i personaggi sono tanti, e anzi viene da chiedersi se uno spettatore che non abbia mai letto il fumetto riesca a capirci qualcosa. Però alla lunga manca un po' di mordente. Tutti i personaggi minori (l'edicolante, il ragazzino che legge fumetti, la tassista lesbica) sono stati eliminati. Solo lo psicologo del carcere e i "Nodi" fanno poco più che un cameo. E qui sta una pecca, perché è il contrappunto delle loro piccole vicende quotidiane a far crescere nella graphic novel la tensione legata all'imminenza di un conflitto nucleare. Non sono i supereroi. Loro sì, non fanno altro che dirlo di continuo che forse ci sarà la guerra, ma sono i cittadini spaesati col loro timore a fare da motore a tutta la vicenda nel fumetto. Loro sono i cittadini da difendere, quelli per cui i supereroi si mettono una ridicola calzamaglia, mentre il film è molto - troppo - concentrato esclusivamente sulle vicende dei supereroi. Nella graphic novel un personaggio secondario, un normale cittadino, è sgomento al consiglio della tv di mettere i cadaveri dei propri familiari in sacchi di plastica e lasciarli fuori dalla porta in caso di contaminazione radioattiva. Questo è molto più terrificante di una Spettro di Seta che ripete all'infinito che presto ci sarà una guerra.

Per quanto riguarda il cast, ho trovato particolarmente azzeccata la scelta di Jackie Earle Haley nei panni di Rorschach. La sua interpretazione è stata probabilmente la cosa migliore del film. Detto da uno che a momenti si appende i poster di Rorschach in camera. Abbastanza azzeccata anche la scelta di Jeffrey Dean Morgan nei panni del Comico. Patrick Wilson ha parecchio il "physique du role" come Gufo Notturno, peccato che la sua recitazione non mi sia sembrata affatto all'altezza. Ma sono certo che il doppiatore italiano saprà rimettere le cose a posto. Billy Crudup andava molto bene nei panni di Jon Osterman prima dell'incidente, ma nel ruolo del Dottor Manhattan ci si scontra con una voce troppo giovanile e poco adatta a quella che nel fumetto avevo sempre immaginato come una voce profonda, vagamente metallica... speriamo che anche qui il doppiaggio sappia migliorare le cose. Pollice verso invece per Matthew Goode nelle vesti di Ozymandias. Invece di una specie di semi-dio megalomane e perfetto sia fisicamente che mentalmente, si ha a che fare con un tipo che sembra un ragazzino pettinato appena uscito dal campo da tennis.

Insomma, il film è piuttosto aderente alle pure vicende del fumetto, non per niente dura 162 minuti, però è difficile respirarne lo stesso spirito. Le scene migliori, quelle più coinvolgenti, sono quelle che riguardano la conversazione tra Rorschach e lo psicologo, e quella tra Spettro di Seta e Dr. Manhattan su Marte. Non per niente quelle in cui si scava più in profondità nell'animo dei protagonisti. Però manca appunto quel contesto totale, quel pathos generale che ha fatto grande il fumetto. Da registrare comunque secondo me un profondo rispetto per la storia originaria e un grande impegno nel dar vita al fumetto senza snaturarlo.

Unica sorpresa, è stato il finale, che ovviamente non racconterò. Però è diverso dal fumetto, e la cosa da un certo punto di vista non mi è dispiaciuta: cominciavo a stancarmi di sapere alla perfezione che cosa stava per succedere (visto che pure i dialoghi sono presi pari pari dalla graphic novel). In un certo senso, questo nuovo finale tiene più "compatta" la sceneggiatura, mentre quello del fumetto tira in ballo un sacco di altre vicende e personaggi che vengono sparsi per tutta la storia. Detto questo, il finale mi ha convinto sì e no. Da un certo punto di vista, sembrava quasi la naturale conclusione delle vicende, e forse per questo non mi ha stupito quanto lo ha fatto quella del fumetto.

Ricollegandosi al discorso sui flashback che appesantiscono la storia - e già nel film ce ne sono parecchi - bisogna tener conto di una cosa. Nel fumetto di Alan Moore, i flashback non appesantiscono perché in realtà quasi non esiste il concetto di flashback, quasi non esiste il concetto di tempo. Lì, c'è un montaggio alternato di momenti diversi e distanti nel tempo, accostati per seguire un unico filo logico. "Ora è il 1985... Ora è il 1959..." dice Dr. Manhattan quando osserva la foto e ricorda il suo passato. Ed è così che l'Autore ha pensato la sua opera. La grandezza di Moore sta nell'aver capito nel profondo il mezzo del fumetto, che non è obbligato a una progressione orizzontale della storia come nel cinema, ma è un mezzo molto più interattivo. Moore vede la storia dall'esterno. Come se avesse tante carte da gioco in mano, mischia le scene e le incastra nel modo più suggestivo e funzionale. Il tempo è visto attraverso. Gli episodi della vita dei personaggi si collegano intrinsecamente nel tempo come anelli di catene, eliche di dna, come nastri di Möbius, come scalini di un dipinto impossibile di Escher. E questo un film non può farlo, non almeno a questo livello di profondità. Gnè gnè gnè.

Comunque, resto della mia idea: Watchmen, per com'è strutturato, sarebbe stato molto più adatto a una serie tv. Oggigiorno ci sarebbero stati i mezzi per poterlo fare senza snaturare troppo la storia. Non per niente la graphic novel è uscita a puntate, e ognuno dei personaggi è praticamente protagonista di un suo episodio, tramite i flashback che fanno da contrappunto alla vicenda. Questo ha invece appesantito il film, che pedissequamente (ma poteva fare altrimenti?) si è concentrato ora su un personaggio, ora su un altro.

Detto questo, il film vale sicuramente la pena di essere visto, sia da chi ha letto il fumetto sia da chi non l'ha fatto. Perché uno dei temi principali, quello dei supereroi che si scontrano con i loro problemi di semplici esseri umani, c'è e si vede. E' senz'altro un buon film.

E già che ci sono, consigli per gli acquisti: vale la pena di comprare il libro che racconta la lavorazione e il dietro le quinte del film, con belle foto di scena, distribuito in Italia da 001 Edizioni.

Buona visione!


© immagini Alan M... ops... DC Comics e Warner Bros

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido il tuo giudizio: gran film ma capolavoro mancato. A quello che hai detto aggiungo due cose: gli elementi parodistici sono resi nel film, a mio parere, con meno classe ed in modo forzatamente ostentato.
Infine, nella realizzazione, mi pare che Veidt sia stato il più grande errore: non mi ha mai dato l'idea della forza e della tristezza con la quale opera il sacrificio a suo sentire necessario, ma pare una viscida fighetta. Mentre nel fumetto l'elemento sconvolgente è lo scoprire quanto il suo gesto fosse necessario, nel film finisce per diventare il "cattivo" di turno, che agisce più per megalomania che per la voglia di salvare il mondo.

Giorgio Salati ha detto...

Hai ragione sul discorso di Ozymandias: qui è semplicemente un pazzo megalomane, mentre nel fumetto è EFFETTIVAMENTE l'uomo più intelligente del mondo, e usa tale "potere" per salvare la Terra.

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