Riprendo il discorso a proposito dell'auto-didattica fatto nel post precedente.
Ultimamente, in seguito anche al confronto coi colleghi, sto riflettendo sulla professionalità in campo creativo. Quanto conta essere uno sceneggiatore professionista e professionale, e invece quanto conta l'istinto, la creatività?
Negli ultimi anni ho ritenuto che - se volevo fare questo lavoro - avrei dovuto diventare il più possibile professionale, conoscere tutti gli strumenti tecnici per saper scrivere una storia, essere affidabile, saper scrivere anche nelle condizioni più sfavorevoli, eccetera. Il concetto di ispirazione, lo sanno bene coloro che fanno questo mestiere, va gettato a mare.
Però alle volte ci si rende conto che la professionalità non basta. Ci possono essere storie perfette da un punto di vista tecnico, che mancano di "anima", e non riescono a interessare. A volte si riscontra questa "anomalia" in storie commissionate, ma la causa può anche essere banalmente l'affitto da pagare.
Riflettendo sulla questione, mi sono dato una risposta, e ve la sottopongo. E' di una banalità sconcertante, ma di quelle banalità talmente sottintese che spesso si dimenticano.
Dunque, per quanto mi riguarda una storia, ma anche una canzone, una scultura, qualsiasi opera d'arte, ha bisogno della NECESSITA'. Se quando tiriamo fuori uno spunto sentiamo la necessità di raccontarlo al mondo, se ne avvertiamo l'urgenza, allora potrebbe - sottolineo potrebbe - nascerne una buona storia. A questo punto è la tecnica e professionalità che abbiamo appreso col tempo a darci gli strumenti per raccontarla. Ma la fredda tecnica, senza l'urgenza di raccontare quella storia, non basta.
La cosa è più difficile quando una storia viene commissionata. A quel punto la professionalità stessa dello sceneggiatore sta nello scovare dentro di sé quei temi, quelle storie che sente il bisogno di raccontare, e adattarle all'occorrenza. E qui si rientra parzialmente anche nel discorso del Tema di una storia affrontato in precedenza su questi schermi.
Io stesso alle volte mi sono reso conto di essermi lasciato trasportare dalla sterile tecnica o dall'incontrollato istinto, a seconda dei casi.
In definitiva, la risposta è sempre la più ovvia: professionalità e istinto hanno lo stesso peso, ma non possono fare a meno l'una dell'altro.
Giorgio
P.S.: Perché ho scritto questo post? Non lo so... Sentivo la necessità di raccontarvi le mie riflessioni!
PP.S.: Nel prossimo post un'eccezione alla "regola" della necessità del tema di una storia.
lunedì 6 ottobre 2008
Necessità di una storia
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